Tra i popoli che per primi accettarono la predicazione apostolica ci furono i sabini, i quali abbandonarono il culto degli dei e aderirono a Cristo con fede sincera e profonda.
Questa regione era anticamente divisa in più diocesi: la diocesi di Cures, la diocesi di Mentana (con le importanti città di Ficulea e Fidene) e la diocesi di Forum Novum.
Ogni diocesi aveva il suo vescovo, incaricato di diffondere la fede e vincere l’idolatria, e ogni chiesa venerava una ricca schiera di martiri: gli abitanti di Cures veneravano Antimo, Getulio e Giacinto e, oltre a questi, S. Vittoria a Monteleone Sabino e S. Anatolia a Tora; gli abitanti di Mentana veneravano Primo, Feliciano e altri 27 martiri e, inoltre, Restituto e Crispolo nel territorio di Monterotondo e Alessandro, Evenzio e Teodulo nella città di Ficulea; gli abitanti di Forum Novum veneravano Massimo, Basso e Fabio..
In seguito alla devastazione della Sabina ad opera dei longobardi ariani sotto il pontificato di Gregorio Magno, nella quale molti cittadini furono uccisi o costretti a fuggire, la sede di Cures o di S. Antimo subì danni così notevoli che lo stesso pontefice nel 593 la unì alla cattedra di Mentana. Ma non molto dopo, i nemici devastarono anche Mentana e il papa Teodoro a stento riuscì a mettere in salvo i corpi dei martiri Primo e Feliciano, deponendoli nella basilica più sicura di S. Stefano sul monte Celio (643).
La successione dei vescovi di Mentana ebbe, poi, termine nell’804, cosicché delle tre antiche diocesi se ne salvò una soltanto, cioè quella di Forum Novum, la quale, unendo a se il territorio di Cures e Mentana, dal 969 s’incominciò a chiamare anche Episcopio.
Nella seconda metà del IX secolo, le frequenti incursioni dei saraceni costrinsero i vescovi di Forum Novum a lasciare la propria sede e a rifugiarsi nella rocca di Toffia presso la chiesa di S. Lorenzo, dove restarono per pochi anni. Tornarono poi a Forum Novum e vi rimasero fino al XV secolo: in quel tempo tutta la Sabina dalla città di Roma fino alla diocesi di Narni e di Rieti, dal Tevere al Monte Tancia e a Carsoli dipendeva soltanto dal vescovo di Forum Novum.
La chiesa cattedrale di Forum Novum, la quale, come dice la tradizione fondata su documenti di indubbia importanza e su monumenti, era stata dedicata nella casa di un nobile degli Ursacii dal Beato Pietro Apostolo a Cristo Salvatore ed era stata poi ricostruita nello stesso luogo dall’imperatore Teodosio con grandi spese, dopo le incursioni dei saraceni fu di nuovo innalzata sulle rovine insieme all’episcopio.
In questo tempo la chiesa prendeva il nome soprattutto da S. Eutimio; poco dopo, senz’altro a causa della antichissima immagine della beata Maria Vergine venerata in quel luogo già dal secolo VIII, al tempo del papa Adriano I e dell’imperatore Carlo Magno, incominciò ad essere chiamata “Santa Maria Madre di Dio” o semplicemente “Santa Maria, che si trova a Forum Novum o nell’Episcopio”.
Poiché nel XV secolo gli abitanti di Forum Novum erano emigrati altrove e la chiesa cattedrale era rimasta completamente isolata, i pontefici Alessandro VI e, dopo di lui, Leone X, venendo incontro alle richieste dei vescovi sabini, decretarono che la sede vescovile fosse trasferita a Magliano nella chiesa collegiata di S. Liberatore, che fu elevata all’onore di cattedrale, purché, però, niente fosse tolto all’onore dovuto all’antica basilica cattedrale di Forum Novum, la quale avrebbe dovuto conservare il suo titolo di preminenza insieme alla chiesa cattedrale di Magliano, alla quale doveva restare sempre unita.
Infine papa Gregorio XVI, con la costituzione apostolica “Studium quo impense afficimur” del 25 novembre 1841, abrogò la giurisdizione delle abbazie Nullius di Farfa e di S. Salvatore Maggiore e formò una nuova diocesi, col nome di Poggio Mirteto, e ad essa diede il territorio di S. Salvatore Maggiore con sette parrocchie, Torricella, che apparteneva alla diocesi di Rieti, e la parte mediorientale dell’antica Sabina. L’abbazia di Farfa, con il titolo abbaziale e le sue tre parrocchie, fu unita alla diocesi Sabina.
In seguito il Sommo Pontefice Pio XI con la costituzione Apostolica “Suburbicariae Sabinae Dioecesis” il 3 giugno 1925 abrogò la sede di Poggio Mirteto e la unì alla diocesi Sabina, mantenendo tuttavia il titolo e il capitolo della cattedrale di Poggio Mirteto, in modo che il vescovo suburbicario di Sabina da allora si chiamasse anche vescovo di Poggio Mirteto, mentre l’abbazia di S. Salvatore Maggiore con il suo territorio fu unita alla diocesi di Rieti.
Il papa Giovanni XXIII, col Motu proprio “Suburbicariis Sedibus” (dell’11 aprile 1962) modificò profondamente il governo delle diocesi Suburbicarie, affidandone la diretta responsabilità ad un Vescovo Ordinario residenziale e rendendole titolari di un Cardinale.
L’ultimo Cardinale-Vescovo fu Giuseppe Ferretto, che divenne anche il primo Cardinale Titolare. L’ultimo Vescovo Suffraganeo fu Mons. Marco Caliaro, che divenne anche il primo Vescovo Ordinario Residenziale.
Il recente riordinamento delle Diocesi italiane del 30 settembre 1986 assegna Poggio Mirteto quale sede della Diocesi Suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto.
Dal Calendario Particolare della Liturgia delle Ore della Diocesi