Traccia per l’Omelia
della MESSA CRISMALE
12 aprile 2017- FARFA
La liturgia che stiamo celebrando è la rappresentazione sacramentale della verità della chiesa: Vescovo, presbiteri, diaconi, consacrati e consacrate, fedeli laici costituiscono l’unico popolo di Dio partecipe del sacerdozio di Cristo: ciò che viviamo in questa liturgia annuale siamo chiamati a tradurlo quotidianamente in scelte concrete nel nostro cammino di fede personale e comunitario. E’ un impegno veramente grande! Nel prefazio della messa crismale si usano queste espressioni:
Con l’unzione dello Spirito Santo hai costituito il Cristo tuo Figlio
Pontefice della nuova ed eterna alleanza,
e hai voluto che il suo unico sacerdozio fosse perpetuato nella Chiesa.
Egli comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei redenti
E con affetto di predilezione sceglie alcuni tra i fratelli
Che mediante l’imposizione delle mani fa partecipi del suo ministero di salvezza
Chiediamo al Signore di saper interpretare nella storia concreta della nostra chiesa sabina questa vocazione che è allo stesso tempo universale e particolare: un unico e indivisibile popolo di Dio al cui interno vi sono vocazioni particolari.
Alla luce della liturgia permettetemi allora di rivolgere alcuni auguri particolari. Innanzitutto un augurio particolare ai presbiteri che quest’anno festeggiano il 25° anniversario di ordinazione sacerdotale: don Giampietro e P. Ausilio. Un augurio grande a don Fabrizio Gioiosi e a don Gianluca Giordano che fra pochi mesi riceveranno l’ordinazione sacerdotale: Fabrizio sabato 17 giugno a Cretone e Gianluca sabato 24 a Tor Lupara. Non si usa festeggiare, ma non posso non ricordare che quest’anno celebreranno il 65° di sacerdozio i carissimi don Antero e don Carmelo. Un ricordo particolare in questa celebrazione per Don Giuseppe Ferrante che ci ha lasciato improvvisamente: lo sentiamo, insieme a tutti i nostri confratelli defunti, presente a questa liturgia. Un augurio particolare a don Mauro Guida che si appresta ad assumere nei prossimi giorni l’incarico di Parroco della Cattedrale e di Poggio Mirteto Scalo: ringrazio di cuore don Mauro per la sua disponibilità che mi ha permesso di far fronte immediatamente a una situazione di emergenza improvvisa. Sono certo, carissimo don Mauro, come ti ho detto anche personalmente, che al di là della velocità di questo passaggio il tuo ministero nelle parrocchie che ti ho affidato sarà ricco di grazie e benedizioni: i prossimi anni saranno per te e per le comunità di Poggio Mirteto anni particolarmente significativi per un cammino di fede in continuità con coloro che ti hanno preceduto nel ministero.
Infine un augurio veramente particolare: do il benvenuto ufficiale ai presbiteri recentemente incardinati nella diocesi sabina: don Tito parroco di Poggio Moiano e Ginestra, don Ruben parroco di Casali, Cerdomare e Frasso, don Amisi parroco di Canneto, don Luis Alberto viceparroco di Santa Lucia di Fonte Nuova e don Ambrogio viceparroco di Tor Lupara.
L’incardinazione è una forma giuridica che stabilisce il legame di un presbitero con una chiesa particolare. Questi nostri fratelli hanno scelto in modo definitivo di legare il loro ministero sacerdotale alla nostra diocesi a compimento di un cammino pastorale condiviso e anche di un cammino personale.
Al di la degli aspetti giuridici, mi auguro che cresca sempre di più nella nostra diocesi la consapevolezza dell’unico presbiterio riunito intorno al vescovo. Non credo di illudermi, ma mi sembra che questa consapevolezza stia crescendo sempre di più. E questa consapevolezza è fatta anche di stima reciproca, di attenzione alle persone e di impegno apostolico profondamente condiviso. Di tutto questo ringraziamo il Signore
Ogni anno la messa crismale è un’occasione per me per sottolineare in modo puntuale gli obbiettivi e i punti di attenzione del cammino pastorale diocesano
Ovviamente questo triennio 2015-2018 è caratterizzato dalla Visita Pastorale. Non credo che sia opportuno sovraccaricare il nostro cammino con ulteriori indicazioni. E tuttavia desidero condividere con voi una riflessione personale.
Nella Visita Pastorale sottolineo sempre, alla luce dell’insegnamento di Papa Francesco, la necessità che ogni comunità sia capace di guardare al proprio futuro e la necessità di superare quella che nell’EG viene definita ‘accidia pastorale’. In particolare cito il numero 82:
Il problema non sempre è l’eccesso di attività, ma sono soprattutto le attività vissute male, senza le motivazioni adeguate, senza una spiritualità che permei l’azione e la renda desiderabile…. L’ansia odierna di arrivare a risultati immediati fa si che gli operatori pastorali non tollerino facilmente il senso di qualche contraddizione, un apparente fallimento, una critica, una croce
Provo a condividere la mia riflessione non attraverso un discorso teorico ma eminentemente pratico
Negli ultimi mesi ho visitato le grandi parrocchie di Fonte Nuova, Mentana e Monterotondo. E’ stata per me e per le comunità una fatica non indifferente. Ho toccato però con mano come ogni comunità si stia sforzando con generosità di costruire il proprio futuro partendo dalla propria storia e dalla propria concretezza. La visita pastorale è stata un’occasione di crescita veramente grande: l’affermazione che il convisitatore del vescovo è il parroco non è stata una affermazione di principio ma qualcosa di molto concreto. Ho vissuto la visita pastorale condividendo con voi presbiteri, e con i parroci in particolare, i problemi; ma insieme abbiamo visto anche come crescere: mi avete fatto presenti dei problemi e li abbiamo affrontati insieme. Ovviamente i discorsi andranno approfonditi, ma la visita non è stata di certo né una perdita di tempo né una cosa superficiale.
Al di la delle parrocchie visitate recentemente a me sembra che questo desiderio di essere ‘chiesa in uscita,’ questo desiderio di guardare al futuro delle nostre comunità sia un desiderio vivo, autentico, diffuso. Ovviamente in alcune comunità il cammino è più veloce, più semplice, in altre è più lento, più faticoso, ma è un cammino che ci accomuna tutti.
Da questa riflessione discendono due conseguenze.
La prima: abbiamo bisogno di un periodo di consolidamento. Insieme (e sottolineo insieme) ci stiamo avventurando in molte sfide (dalla pastorale giovanile, alle Unità Pastorali, dal superamento di ogni forma di immobilismo alla attuazione della riforma del processo matrimoniale per le cause di nullità, solo per fare alcuni e disparati esempi). Ora si tratta di consolidare i cammini che si sono intrapresi. Per usare sempre le parole del n° 82 dell’EG: non dobbiamo mandare avanti progetti irrealizzabili ma vivere volentieri quello che con tranquillità possiamo fare. In particolare invito ogni comunità parrocchiale a non farsi rubare la speranza: ogni comunità deve essere capace di elaborare un proprio progetto pastorale attento alla realtà e inserito nel cammino della diocesi. Finita la visita pastorale dovremo darci degli strumenti di verifica per poter crescere in questa capacità di pensare al futuro della nostra chiesa diocesana e delle nostre singole comunità.
La seconda conseguenza è che in questo cammino dobbiamo coinvolgere pienamente i laici. I problemi non mancano. A volte, paradossalmente, le resistenze a uno stile più creativo vengono dai laici. Però dobbiamo dirci con chiarezza che vi sono delle potenzialità enormi, potenzialità già pienamente attive. Dobbiamo inventarci un nuovo stile di essere il popolo santo di Dio. La responsabilità di noi pastori su questo campo è enorme. Nei prossimi giorni incontrerò il consiglio presbiterale e cominceremo a pensare al cammino che ci aspetta il prossimo anno: senza appesantire i progetti pastorali delle parrocchie, che sono chiamate a consolidare i propri cammini, l’unico accento che metteremo è questa attenzione alla crescita del laicato. Di questo ne ho già parlato ripetutamente: si tratta ora di passare alla operatività. Sarà un cammino lungo ma spero fruttuoso: non si tratta di mettere in piedi strutture ma, usando l’espressione di Papa Francesco, di costruire una spiritualità che permei l’azione e la renda desiderabile.
Concludo invitandovi a fare nostra la bellissima invocazione che fra poco innalzeremo al Padre Celeste: Il Signore ci custodisca nel suo amore e conduca tutti noi, pastori e gregge, alla vita eterna.