Omelia

Una grande luce avvolge gli umili

Veglia di Natale 2023 dei giovani con il Vescovo

Ve lo chiedo con tutte le mie forze: aiutiamoci a fare cose grandi, con semplicità.
22-12-2023

Quando ci mettiamo davanti al presepe, la scena che contempliamo ci parla di povertà, di semplicità, di umiltà.

Queste parole le ricavo dalla Vita Prima di san Francesco scritta da Tommaso da Celano fra il 1228 e il 1229:

Per l’occasione sono qui convocati (siamo a Greccio nella notte di Natale del 1223) molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s’accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà.

La scena di Greccio rappresenta plasticamente ciò che scrive l’apostolo Paolo nella lettera ai Filippesi (2,5-8):

Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.

Anche Paolo parla di umiltà, di condizione di servo, di ‘svuotamento’.

Questa povertà (e direi questa insignificanza) risultano ancora più evidenti se guardiamo al contesto: le scene del Natale si svolgono in luoghi sconosciuti e comunque piccolissimi, praticamente insignificanti. Eppure in questa povertà e in questa insignificanza avvengono fatti straordinari, grandiosi: giunge la ‘pienezza dei tempi’, Dio porta a compimento il suo progetto.

Quando l’arcangelo Gabriele annunzia la nascita di Giovanni Battista dice (Lc. 1, 14 e ss):

Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio.

E quando viene annunciata la nascita di Gesù si usano espressioni grandiose (Lc.1, 31-33)

Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”

E infine Maria, parlando di se stessa, afferma (Lc. 1, 46 e ss):

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata

Quindi da una parte c’è la piccolezza e dall’altra c’è una grandezza: tutto è piccolo, umile. Ma in questa piccolezza avvengono cose straordinarie che vanno addirittura al di là del tempo (il suo regno non avrà fine). 

Che significa tutto questo per noi? Siamo chiamati ad amare ciò che è semplice, piccolo, ciò che non è vistoso. E contemporaneamente siamo chiamati a vedere le grandi opere che Dio compie e a farci suoi collaboratori: Dio chiama Giuseppe, Maria, Zaccaria per compiere il suo grandioso disegno di salvezza. Ve lo chiedo con tutte le mie forze: aiutiamoci a fare cose grandi, con semplicità.

Come fare concretamente ad amare ciò che è umile e, contemporaneamente, nutrire pensieri e opere che siano grandi, entusiasmanti? Semplice! Il Natale ci parla di povertà, di insignificanza. Ma dentro questa povertà e questa insignificanza ci sono donne e uomini che sono caratterizzati, anche con delle incertezze come nel caso di Zaccaria, da una cosa: una immensa fede! Al di là della povertà e della grandezza ciò che conta è la fede!

Via San Martino, 00015 Monterotondo, Lazio Italia