
Carissimi,
come è ormai tradizione, all’inizio del nuovo anno pastorale vi indirizzo una lettera che ha due caratteristiche: è breve, cioè si legge in pochi minuti; ed è estremamente concreta, perché in essa indico delle scelte da fare, che spero aiutino la nostra Chiesa Sabina a crescere anno dopo anno.
PREMESSA
Spesso amo ripetere che le parrocchie non sono isole e che la Diocesi non è un’isola. Il nostro cammino si inserisce in quello della Chiesa universale e delle Chiese che sono in Italia. Il 24 novembre dello scorso anno, papa Francesco scriveva la Nota di accompagnamento al Documento finale della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, dal titolo Per una chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione. In particolare, nella Nota, papa Francesco afferma:
la Chiesa tutta è stata chiamata a leggere la propria esperienza e a identificare i passi da compiere per vivere la comunione, realizzare la partecipazione e promuovere la missione che Gesù Cristo le ha affidato.
Noi abbiamo vissuto il Sinodo della Chiesa universale facendo dei sostanziali passi in avanti nella promozione degli organismi di partecipazione: consigli pastorali parrocchiali ovvero di unità pastorale, consigli degli affari economici, consiglio pastorale diocesano.
Questa è la prima indicazione che do per il prossimo anno pastorale: occorre assolutamente portare a compimento questo impegno. Come ho detto alcuni anni fa in una omelia, è assurdo parlare di sinodo e poi non avere gli organismi di partecipazione: sarebbe come avere una macchina che non ha le ruote!
In particolare, negli ultimi anni, diversi consigli pastorali parrocchiali hanno compiuto un cammino formativo proposto dalla diocesi e guidato dal prof. Emanuele Carbonara. L’esperienza è stata giudicata molto positivamente. Spero che anche in questo anno pastorale che stiamo per iniziare, diverse parrocchie e unità pastorali approfittino di questa preziosa opportunità e mettano in programma questa proposta formativa.
Guardando al cammino sinodale della Chiese che sono in Italia sappiamo che esso non è ancora giunto al suo compimento e sarà determinante l’assemblea dei Vescovi che si terrà ad Assisi nel prossimo mese di novembre, ma il senso di questo cammino appare ben chiaro. Nel testo dei Lineamenti, consegnati nell’assemblea tenutasi a San Paolo Fuori le Mura dal 15 al 17 novembre 2024, viene indicato con chiarezza il senso del cammino sinodale, che si esprime con una domanda: come annunciare Gesù nel nostro Paese? Questo impegno è l’impegno di sempre, che trova la sua radice nel mandato missionario che Gesù affida ai suoi discepoli. In questa direzione va anche l’esortazione che papa Leone XIV ha rivolto ai Vescovi italiani nell’udienza dello scorso giugno:
In virtù del legame privilegiato tra il Papa e i Vescovi italiani, desidero indicare alcune attenzioni pastorali che il Signore pone davanti al nostro cammino e che richiedono riflessione, azione concreta e testimonianza evangelica. Innanzitutto, è necessario uno slancio rinnovato nell’annuncio e nella trasmissione della fede. Si tratta di porre Gesù Cristo al centro e, sulla strada indicata da Evangelii gaudium, aiutare le persone a vivere una relazione personale con Lui, per scoprire la gioia del Vangelo. In un tempo di grande frammentarietà è necessario tornare alle fondamenta della nostra fede, al kerygma. Questo è il primo grande impegno che motiva tutti gli altri: portare Cristo “nelle vene” dell’umanità, rinnovando e condividendo la missione apostolica: «Ciò che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi» (1Gv 1,3). E si tratta di discernere i modi in cui far giungere a tutti la Buona Notizia, con azioni pastorali capaci di intercettare chi è più lontano e con strumenti idonei al rinnovamento della catechesi e dei linguaggi dell’annuncio.
Inserendoci nel cammino della Chiesa italiana facciamo nostro questo impegno articolandolo in continuità con il cammino compiuto in questi ultimi anni. Ci faremo quindi, a partire da questo anno pastorale, una domanda semplicissima: come annunciare il Vangelo in Sabina?
IL NOSTRO CAMMINO PASTORALE:
AL CUORE DEL VANGELO
Per elaborare un cammino preciso (e speriamo fruttuoso), non solo faremo riferimento ai punti sopra descritti – sinodo della Chiesa universale e Cammino Sinodale delle Chiese che sono in Italia – ma faremo riferimento anche a due documenti pontifici che sono imprescindibili quando si parla di evangelizzazione: l’Evangeli Nuntiandi di San Paolo VI e l’Evangeli Gaudium di papa Francesco, che anche papa Leone XIV ha richiamato.
Il programma pastorale dei prossimi anni seguirà la scansione dei sette capitoli dell’Evangelii Nuntiandi scegliendo tre tematiche:
nel 2025 -26 con il titolo Proclamate il Vangelo (Mc 16,15) ci soffermeremo sul ‘contenuto dell’evangelizzazione (3° capitolo E.N.)
nel 2026-27, Fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,18) ci soffermeremo sui ‘destinatari dell’evangelizzazione (5° capitolo E.N.)
nel 2027-28, Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20), ci soffermeremo sullo spirito dell’evangelizzazione (7° capitolo E.N.)
Consideriamo anzitutto il primo anno. Riflettere sul ‘contenuto dell’evangelizzazione’ significa farsi una domanda fondamentale: che cosa annunciamo? O, per usare un’espressione di papa Francesco, qual è il cuore del Vangelo? È sorprendente paragonare su questo argomento l’Evangeli Nuntiandi e l’Evangeli Gaudium. Nell’Evangeli Nuntiandi il contenuto dell’evangelizzazione è così espresso nei numeri 25 e 26:
Nel messaggio che la Chiesa annunzia, ci sono certamente molti elementi secondari. La loro presentazione dipende molto dalle circostanze mutevoli. Essi pure cambiano. Ma c’è il contenuto essenziale, la sostanza viva, che non si può modificare né passare sotto silenzio, senza snaturare gravemente la stessa evangelizzazione. Non è superfluo ricordarlo: evangelizzare è anzitutto testimoniare, in maniera semplice e diretta, Dio rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Testimoniare che nel suo Figlio ha amato il mondo; che nel suo Verbo incarnato ha dato ad ogni cosa l’essere ed ha chiamato gli uomini alla vita eterna. Questa attestazione di Dio ….. è pienamente evangelizzatrice quando manifesta che, per l’uomo, il Creatore non è una potenza anonima e lontana: è il Padre. «Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!» e siamo dunque fratelli gli uni gli altri in Dio.
Nell’Evangeli Gaudium ai numeri 35 e 36 si dice con estrema chiarezza:
Una pastorale in chiave missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere. Quando si assume un obiettivo pastorale e uno stile missionario, che realmente arrivi a tutti senza eccezioni né esclusioni, l’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario. La proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa.
Tutte le verità rivelate procedono dalla stessa fonte divina e sono credute con la medesima fede, ma alcune di esse sono più importanti per esprimere più direttamente il cuore del Vangelo. In questo nucleo fondamentale ciò che risplende è la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto. In questo senso, Il Concilio Vaticano II ha affermato che «esiste un ordine o piuttosto una “gerarchia” delle verità nella dottrina cattolica, essendo diverso il loro nesso col fondamento della fede cristiana». Questo vale tanto per i dogmi di fede quanto per l’insieme degli insegnamenti della Chiesa, ivi compreso l’insegnamento morale.
Qual è il contenuto dell’evangelizzazione? Mi permetto di riassumere gli autorevoli testi citati dicendo: il nostro compito è quello di aiutare gli uomini di oggi a incontrare il Dio di Gesù Cristo, per diventare figli nel Figlio, il Crocifisso Risorto, con la grazia dello Spirito Santo.
ALCUNE SCELTE CONCRETE
Come faremo a realizzare questo compito affascinante e arduo? Propongo tre scelte puntuali:
1. La formazione permanete del clero
Vi confesso che, nel programmare il nuovo anno pastorale, la mia prima preoccupazione è stata quella del clero: i presbiteri, insieme ai diaconi, hanno il compito primario di guidare le comunità cristiane e le persone nel cammino di incontro con Dio. Ho invitato un professore della Facoltà di Teologia Spirituale della Pontificia Università Salesiana, p. Jesus Manuel Garcia Gutierrez, al quale ho chiesto di aiutarci a studiare alcune figure di grandi santi e di grandi mistici che hanno segnato la storia della Chiesa Perché questa scelta? Mi spiego facendo un esempio. Quando San Giovanni della Croce scrive la sua opera La salita del monte Carmelo, descrive quella che è stata la sua esperienza di Dio e questa esperienza diventa un modello di itinerario spirituale per i suoi contemporanei. Se evangelizzare significa aiutare le persone a incontrare Dio, non dobbiamo aver paura di accostarci ai grandi maestri che hanno incontrato veramente Dio e sono stati dichiarati dalla Chiesa modelli di autentica vita spirituale.
Un’altra esperienza da alcuni anni caratterizza la formazione permanente del clero nella nostra diocesi, molto apprezzata dai presbiteri e dai diaconi: ogni anno si tiene uno stage residenziale di natura pastorale. In quest’anno pastorale spero che si riesca a organizzare questo momento di formazione, soffermandosi soprattutto sul tema del cosiddetto primo annuncio. La nostra azione pastorale si svolge in una realtà che sembra essere sempre più caratterizzata da una distanza crescente dall’annunzio evangelico. Dobbiamo imparare a saperci rapportare a questa realtà in continua evoluzione.
Se da queste esperienze di formazione, che sono riservate ai presbiteri e ai diaconi, dovessero scaturire, come mi auguro, dei materiali utili a tutti gli operatori pastorali, provvederemo a diffondere il frutto di queste proposte attraverso il sito diocesano.
2. La lectio divina
All’attenzione verso la formazione permanente del clero si affianca l’attenzione per tutti gli operatori pastorali. Nel prossimo anno pastorale ci sarà una novità rispetto al passato. Sarà offerto un sussidio che contiene la lectio divina articolata in cinque incontri (quindi non è più mensile) ed è rivolta soprattutto agli operatori pastorali.
Ovviamente c’è un filo rosso che lega la scelta dei testi e dei temi: quali verità di fede ci consegna il Vangelo del Signore Gesù? E come nei vangeli si parla dell’incontro con Dio in Gesù Cristo? L’articolazione della proposta per la lectio sarà la seguente:
Cristo è il compimento delle promesse: «Oggi si è compiuta questa scrittura nei vostri orecchi» (Lc 4, 14-21.28-30)
Dio si lascia incontrare nel volto umano di Cristo: «Vieni e vedi» (Gv 1, 35-46)
La Pasqua di Cristo ci converte e ci salva: «Zaccheo scendi, oggi devo rimanere a casa tua» (Lc 19,1-10)
Cristo ci chiama a partecipare alla sua missione: «Non temere, da questo momento sarai pescatore di uomini» (Lc 5,1-11)
Cristo ci vuole suoi amici: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro» (Mc 2,15-20)
Il sussidio di quest’anno è stato preparato da un laico, il prof Tonino Belloni, direttore dell’Ufficio Catechistico, che vivamente ringrazio. I parroci utilizzeranno con creatività la proposta, adattandola ai ritmi e alle potenzialità delle singole comunità.
3. Una proposta unitaria diocesana per la catechesi
ai ragazzi in preparazione alla prima comunione e alla cresima
Questa è la novità più importante che caratterizzerà il nuovo anno pastorale. Sarà presentato a tutti i catechisti il progetto di un cammino di catechesi per i ragazzi, comune a tutta la Diocesi. Questo cammino, che è già stato presentato ai parroci, è stato elaborato attraverso un lungo processo che ha visto il coinvolgimento di molti ‘addetti ai lavori’.
Non vuol essere una camicia di forza, ma uno strumento ragionato e agile sul quale potranno convergere molti operatori pastorali: oltre i catechisti, penso in particolare agli insegnanti di religione e agli operatori di pastorale familiare. Condividere uno strumento di lavoro renderà possibile una sempre crescente collaborazione a livello diocesano: è una ricchezza, una opportunità e non un limite.
La proposta sarà presentata a livello capillare in una serie di incontri per catechisti programmati a livello di zone pastorali. Spero di riuscire ad essere presente personalmente a tutti gli incontri sia per ringraziare i catechisti della loro preziosissima opera, sia per incoraggiare questo cammino comune che andiamo a intraprendere.
L’ORIZZONTE DELLE SCELTE CONCRETE
Le scelte concrete sopra delineate si inseriscono in un orizzonte più ampio: la Parrocchia e le Unità Pastorali devono diventare sempre di più il luogo della formazione alla vita evangelica.
La Parrocchia non è l’unico luogo dove si fa esperienza di Chiesa, dove si fa esperienza della sequela di Cristo. La parrocchia non deve mai chiudersi in se stessa: una tale chiusura è il presupposto della sterilità. E tuttavia la parrocchia è il luogo più ‘naturale’ in cui si sviluppano relazioni, esperienze, rapporti personali attraverso cui si impara concretamente a incontrare Dio.
Mi auguro che progressivamente ogni Parrocchia, o Unità Pastorale sia in grado di elaborare e descrivere il proprio progetto formativo, inserito nel più ampio progetto pastorale diocesano. Mi piacerebbe che ogni Parroco, insieme al consiglio pastorale, nel prossimo triennio, dedicasse del tempo a una riflessione che porti all’elaborazione di un progetto di evangelizzazione in riferimento:
alla trasmissione della fede, agli adulti, alle famiglie, agli anziani e, in particolare, alle nuove generazioni
alla liturgia, che è il momento in cui la comunità celebra la propria fede
alla carità, che è il comandamento che il Signore ci ha lasciato in testamento
Questo progetto, caratterizzato dalla sinteticità, potrebbe essere il ‘documento di identità’ di ogni Parrocchia e permetterebbe agli operatori pastorali di camminare insieme avendo obbiettivi chiari e condivisi. Sarebbe bello che il Vescovo mio successore, al suo arrivo, trovasse sulla scrivania i ‘documenti di identità’ di tutte le comunità parrocchiali della Diocesi.
CONCLUSIONE
Iniziando il nuovo anno pastorale dedicato al tema «PROCLAMATE IL VANGELO», desidero sottolineare il fatto che papa Francesco, nella sua esortazione apostolica programmatica, ha messo in relazione la parola «vangelo» con la parola «gioia»: Evangeli Gaudium. Spero e auguro a tutti che l’impegno di testimoniare e proclamare il vangelo sia vissuto sempre senza ansia, anzi con immensa gioia.
Un’ultima annotazione. Pensando al tema dell’evangelizzazione, ci sono diverse cose che mi rammarico di non essere riuscito a realizzare: avrei desiderato avviare delle esperienze di evangelizzazione che definirei ‘a tappeto’. Penso, per esempio, alle missioni popolari (che ovviamente vanno fatto in modo rinnovato rispetto al passato), ma penso anche a tante nuove forme di evangelizzazione che si stanno sperimentando nella Chiesa. Nella nostra diocesi c’è l’esperienza denominata Le Dieci Parole che sta dando buoni frutti, ma sarebbe bello vederne molte di più.
La realtà cambia velocemente e noi, senza avventure azzardate e senza ansia, dobbiamo stare attenti a tutte quelle esperienze che ci possono arricchire. Soprattutto i presbiteri devono essere come lo scriba sapiente, di cui parla il vangelo, che trae dal suo tesoro cose antiche e cose nuove (cf. Mt 13,52).
Mi è sempre piaciuto ciò che Paolo scrive nella lettera ai Filippesi:
Alcuni, è vero, predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa, ma altri con buoni sentimenti. Questi lo fanno per amore, sapendo che io sono stato incaricato della difesa del Vangelo; quelli invece predicano Cristo con spirito di rivalità, con intenzioni non rette, pensando di accrescere dolore alle mie catene. Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per convenienza o per sincerità, Cristo venga annunciato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene (Fil 1, 15-18).
Questo è il criterio di discernimento che deve caratterizzare sempre il nostro impegno apostolico: “Dummodo Christus annunzietur”
Guardare al futuro non significa dimenticarsi del passato. L’immagine che accompagna l’anno pastorale è costituita da due busti reliquiari conservati a Casperia: contengono le reliquie dei martiri sabini che hanno evangelizzato la nostra terra. Lo Schuster, monaco benedettino e poi Cardinale Arcivescovo di Milano, nelle ‘Note di antica agiografia sabina’ scrive:
I luoghi inoltre dove noi risiediamo, dove offriamo il divin sacrifico, donde annunciamo il Santo Vangelo, sono tutti consacrati dall’apostolato e dal sangue di tanti Martiri e Santi che ci hanno preceduti.
Invoco, al termine di questa lettera, per intercessione dei Martiri Sabini e della Beata Vergine Maria, patrona della nostra Diocesi, la benedizione del Signore su tutti voi e vi ringrazio di cuore per il vostro impegno apostolico: siamo tutti servi inutili, ma non siamo servi pigri! Il Signore porti a compimento l’opera che ha iniziato in noi
il vostro Vescovo
