PAGINA INIZIALE / Guida Generale / Linee-guida per la progettazione
Il binomio agire-progettare fa parte dell’essere umano perché è lì che si gioca il senso. Per questo azioni senza progetto, senza un senso in avanti, sono azioni che ci portano al rischio del non senso, della fuga o dell’iperambizione. D’altra parte, progetti senza azioni ci dicono intellettualismo, distacco eccessivo da tutto e da tutti, superbia.
- La PROGETTUALITÀ è sia attitudine innata (dimensione fondamentale dell’uomo di cercare senso), sia competenza da imparare. Progettualità è l’attitudine a pensare le strategie, a cercare le soluzioni, a gestire la complessità.
- Il PROGETTO (“gettare avanti”) indica qualcosa che ancora non c’è ma che si vuol fare. Il progetto è la risposta al desiderio di andare sempre un po’ più in là, di avere quella situazione che oggi non c’è.
- Il PROGRAMMA è semplicemente la bellezza della vita concreta (cosa si fa, dove, quando, con chi, come). Tutte le volte che il programma prende il posto del progetto o della progettualità, le azioni si sviliscono, ogni contrattempo diventa la rovina, poiché – avendo perso di vista il perché di ciò che si fa – non si sa più come reagire.

La finalità mostra l’orizzonte che ci spinge a partire, a nuove partenze. Se è vero che l’orizzonte non si raggiunge mai, è proprio l’orizzonte a fondare gli obiettivi, ovvero le mete raggiungibili. La finalità assomiglia alla “vision” delle aziende, cioè la frase motivante per andare avanti insieme ogni giorno. Quando si progetta sarebbe sempre meglio partire ricordandosi quale “vision” accomuna il nostro gruppo di lavoro: perché e per quale scopo stiamo lavorando insieme.
Quando vogliamo definire una buona finalità, dobbiamo:
- puntare su un linguaggio evocativo e motivante (non definibile in tutto e per tutto; una frase ad effetto comprensibile nell’aspetto principale);
- non preoccuparci che dica tutto, ma preoccuparci che dica l’aspetto principale, capace di contenere tutti gli aspetti particolari (come una foto panoramica);
- indicare e dire il movimento (facendo emergere l’evoluzione possibile);
- mostrare all’interno della sua definizione l’ideale e il possibile, il presente e il futuro.
Tutti i progetti tracciano la direzione verso il futuro, la crescita, lo sviluppo o il miglioramento della realtà. Occorre saper formulare al meglio le proprie intenzioni perché non restino solamente dei desideri o dei sogni parzialmente espressi. La costruzione dell’obiettivo dunque è il momento in cui noi tracciamo la rotta di navigazione, dandoci delle mete da raggiungere, per arrivare alla destinazione prefissata.
Il progetto è un piano di idee, di atti, di azioni, di processi, di procedimenti possibili, che anticipa i risultati da raggiungere. Permette di chiarire le mete e gli obiettivi, e di procedere con piena consapevolezza degli esiti possibili del cammino da fare. Questo piano si presenta generalmente sotto forma di un documento di riferimento scritto, che indica l’idea di ciò che si vuole fare e i mezzi per arrivarci, o l’insieme delle azioni previste in vista della realizzazione di una meta. Il progetto non si limita alle buone intenzioni, ma ne è la concretizzazione. Non si tratta neanche di una utopia: il progetto si fonda su delle situazioni particolari e concrete che mira a perfezionare.
La nozione di “progetto” si applica a vari ambiti della vita, perché si riferisce al modo di organizzare i dati per raggiungere un obiettivo fissato. Etimologicamente, la parola ha il significato di “gettare lontano davanti a sé”. Sarà per molto tempo legata al campo dell’architettura nel quale è nata: la sua paternità è attribuita all’architetto italiano F. Brunelleschi (XV secolo). Ogni costruzione viene intesa come il frutto di una progettazione spaziale e temporale di una intenzione concretizzata in un progetto.
Il progetto entra nel campo educativo e pedagogico verso il 1920 con gli studiosi americani J. Dewey e W.H. Kilpatrick: essi propongono la progettazione per stimolare la motivazione delle persone da formare, per rendere l’atto educativo più dinamico, e soprattutto per fare passare dalla logica dei contenuti immutabili da trasmettere a quella degli obiettivi da raggiungere in funzione delle finalità. Nel campo della filosofia, sarà J.P. Sartre a vedere nel progetto la possibilità di superare se stesso per aprirsi al mondo delle possibilità: l’uomo è progetto, in quanto decide per il suo futuro e così tende a modificare il mondo e se stesso.
Il progetto è espressione della volontà di cambiare. Si propone di modificare la situazione iniziale delle persone o della realtà, proponendo un futuro migliore. Inoltre, il progetto garantisce l’unità di intenti e di intervento, che salva dai rischi di frammentazione. È la magna charta della comunità, perfettibile nel tempo e modificabile. Il progetto è chiamato formativo quando la finalità è un’azione educativa e formativa. Si tratta dunque di un insieme di principi educativi per ispirare l’organizzazione dell’intervento formativo, con un complesso ben strutturato di itinerari.
I progetti si scrivono, per questo non possiamo prescindere dall’accuratezza e dalla qualità della nostra scrittura e dall’uso di termini che facciano parte di un comune vocabolario. Lo scritto inoltre resta, lascia traccia. Scrivere un obiettivo nella maniera migliore attiva già in sé un certo dinamismo per produrre cambiamento.
La VERIFICA (“fare il vero”) è sicuramente uno dei momenti più importanti del progetto: non è semplicemente monitorare l’andamento, è mettere la premessa alla verità delle nostre azioni. Se il progetto dice quello che si vuole creare e che oggi non c’è, la verifica ridà la posizione reale. Se il progetto è il passaggio dal sogno ad una nuova realtà, la verifica è il momento di incontro tra la nuova realtà sperata e la realtà attuale.
La verifica deve essere considerata e programmata fin dal momento iniziale in cui scriviamo un progetto. Per analizzare punti di forza e criticità delle azioni condotte, è importante utilizzare degli strumenti che possano veicolare il punto di vista di ognuno, ma limitando anche il flusso di emotività.
Per una buona verifica, può essere opportuno: chiedere di arrivare con le idee già scritte prima, preparare l’ordine del giorno, prevedere un orario di inizio e di fine, non temere di fare un giro obbligatorio. Il verbale scritto è il trampolino di lancio per la progettazione.
La valutazione serve a correggere, cambiare, migliorare se stessi e il sistema, progettare il futuro. Si valuta per sapere in modo migliore, per capire, per individuare i problemi, le difficoltà, le condizioni di intervento. La valutazione – da collocare tra la memoria del passato e la progettazione del futuro – ha una funzione formativa molto importante.
Sono tre i momenti essenziali per la verifica:
all’inizio dell’itinerario educativo, mediante la valutazione diagnostica o iniziale (analisi della situazione e dei soggetti);
durante la realizzazione dell’itinerario formativo, mediante la valutazione formativa o continua o intermedia (circa la qualità della proposta formativa e delle azioni di formazione, l’efficacia dei metodi messi in atto);
alla fine dell’itinerario, mediante la valutazione finale o complessiva o sommativa (giudizio finale complessivo dell’intero processo formativo, precisando i risultati raggiunti che aprono la via a nuovi itinerari).
Il programma è insostituibile, deve esserci… ma ha pieno senso solo di fianco ad altro. Il programma dice tutto, tranne il motivo essenziale di quel tutto: perché lo facciamo.
Il programma è…
- uno strumento di corresponsabilità: nasce per gestire diverse azioni tra varie persone; il suo aspetto schematico aiuta la partecipazione di tutti;
- uno strumento di collaborazione: si programma per allinearsi con tutti (i cambi di programma vanno comunicati…);
- la possibilità di improvvisazione: noi possiamo essere veramente liberi e veramente creativi solo partendo da dei vincoli; si improvvisa solo su ciò che si è preparato;
- il test del nostro stile: il programma mostra quali sono le nostre priorità (prima le persone!).
Il programma è come una cartina, perché permette di orientarsi tra tutte le variabili delle azioni stesse: tempo, luogo, contenuto, proponenti (formato schematico). La tabella è sicuramente lo strumento grafico più utilizzato per i programmi.
Un tipo di programma è l’ITINERARIO formativo, inteso come una sequenza di attività educative che si distendono nel tempo, delle attività che hanno lo scopo di portare al raggiungimento di alcuni obiettivi. È un cammino concreto, consapevole, articolato, diviso in tappe, o momenti educativi graduali e coerenti, con un punto di partenza (situazione all’inizio del percorso) e un punto di arrivo costituito dagli obiettivi formativi. L’itinerario è ritmato in tappe disposte in catene successive, dove le prime condizionano le altre.
L’itinerario formativo o educativo fa riferimento all’intenzionalità e alla sistematicità: l’intenzionalità indica la necessaria enunciazione esplicita delle finalità generali e degli obiettivi specifici che si vogliono conseguire attraverso le iniziative educative considerate; la sistematicità si riferisce alla conseguente organizzazione di un progetto d’intervento, strutturato in tutte le sue parti, alla sua realizzazione concreta e alla valutazione continua sia dei risultati, sia dei modi attraverso i quali essi sono conseguiti.
