
Come ogni anno desidero proporvi una riflessione che animi questa celebrazione sia a livello, per così dire, laico che religioso. Chi non è credente spero che trovi qualche spunto per dare a questa celebrazione non solo un senso formale, ma sostanziale e, per chi è credente, spero che trovi qualche spunto per orientare la propria preghiera.
Vi invito a fermare la vostra attenzione su due parole o meglio su due espressioni:
- ordine pubblico
- bene comune
Ho davanti a me diverse persone che, in vario modo e con diverse modalità, hanno come compito specifico la salvaguardia dell’ordine pubblico.
L’ordine pubblico è un bene da custodire. Ricordiamo l’adagio latino: servat ordinem et ordo servabit te. Comprendere in cosa consiste l’ordine pubblico è abbastanza semplice. L’umana convivenza esige delle regole ovvero delle leggi e queste leggi garantiscono l’ordinato svolgimento della vita di una comunità, di un popolo, di una nazione. (es.: guidare tenendo la mano destra).
Il compito di chi deve custodire l’ordine pubblico si esercita essenzialmente con due modalità:
- la repressione (è una parola che non ci piace, ma è assolutamente inevitabile);
- la prevenzione (che richiede grande intelligenza e mezzi adeguati).
Ringrazio, a nome di tutti i presenti, l’Arma dei Carabinieri per l’impegno nella custodia dell’ordine pubblico: tale impegno permette a tutti noi di vivere in serenità e sicurezza. L’ordine pubblico è il presupposto minimo ed essenziale per raggiungere il bene comune.
Però, mentre l’espressione «ordine pubblico» è di facile comprensione, è molto più difficile definire l’espressione «bene comune». La difficoltà nasce oggi, in modo particolare, dal fatto che viviamo, anche nella sabina reatina, in una società multietnica, multireligiosa, multiculturale. È difficile, ma non impossibile: vi sono dei presupposti che garantiscono la possibilità di condividere un bene comune. Innanzitutto la tolleranza: l’affermazione della mia identità (il mio modo di pensare, il mio modo di vivere) non può implicare che la tua identità sia soppressa. In secondo luogo, la tolleranza si traduce in un atteggiamento umano fondamentale in ogni rapporto: il rispetto. Mi dispiace constatare come spesso nella nostra realtà sociale questo rispetto venga a mancare e anzi il non rispetto viene sbandierato. Mi dispiace ancora di più, e questo lo dico come vescovo, constatare che questa mancanza di rispetto si esercita nei confronti del senso religioso delle persone. Un’ultima condizione è essenziale per il conseguimento del bene comune: la cultura. Come l’ordine pubblico implica non solo la repressione ma la prevenzione, così le persone sono educate al bene comune attraverso la cultura. Più la cultura è bassa e più il senso della tolleranza e del rispetto vengono meno.
La celebrazione della Virgo Fidelis personalmente la vivo non semplicemente come un atto dovuto, ma come un’occasione per tutti noi per riflettere sul nostro vivere insieme, sulla qualità della nostra convivenza umana. Questi sono temi fondamentali per tutti indistintamente. Il senso religioso della vita rafforza questa sensibilità, perché la vera religione ci porta a considerare ogni uomo come fratello e questa universale fraternità implica la capacità di realizzare una società ben ordinata e caratterizzata dalla tolleranza e dal rispetto reciproco.


