Anno Pastorale 2023-2024

Assemblea Diocesana: la sintesi dai gruppi

Pubblichiamo la sintesi dai gruppi elaborata durante l'ultima assemblea diocesana

L’Assemblea Diocesana della Chiesa Sabina, che si è tenuta il 24 settembre 2023, rappresenta un evento di straordinaria importanza all’interno del contesto ecclesiale. Questa assemblea è stata un momento di profonda riflessione e di condivisione per tutte le comunità coinvolte, un’occasione per identificare e promuovere una conversione pastorale, che coinvolga sia gli individui che l’intera comunità.

Dopo la lectio divina sul Vangelo di Marco (8, 27-35) tenuta dal Card. Enrico Feroci, le circa 500 persone provenienti da tutte le parrocchie della Diocesi si sono ritrovate a lavorare nei gruppi (35 in tutto) su due domande:

  1. Quali stimoli ci offre questa parola per una possibile conversione pastorale delle nostre comunità?
  2. Quando ci sembra che nelle nostre comunità si pensi secondo gli uomini? E quando invece secondo Dio?

  

Domanda numero 1:

 Quali stimoli ci offre questa Parola per una possibile conversione pastorale delle nostre comunità?

 La “Conversione Personale” è stata uno dei temi centrali affrontati nella discussione all’interno dei Gruppi di lavoro, dove è stato sottolineato che la trasformazione spirituale deve avere origine da ciascun individuo. Non può essere ridotta a una partecipazione formale ai sacramenti o all’assunzione di ruoli all’interno della comunità. Al contrario, una vera conversione richiede un coinvolgimento attivo e personale, che si esprime nella testimonianza quotidiana della fede. Questo aspetto richiede un rinnovato impegno da parte di ciascun fedele nel vivere secondo i principi evangelici.

La “Conversione Pastorale” è stata enfatizzata come una fase successiva alla conversione personale, perché il cammino spirituale di un individuo non può essere slegato da quello della sua Comunità. La Comunità è chiamata a mettere Dio al centro del servizio e a testimoniare la fede attraverso un vivere autentico e concreto. L’impegno personale di ciascun membro della Comunità, quindi, è il contributo essenziale alla crescita spirituale di tutti.

Preghiera e Vita Spirituale” La preghiera è stata riconosciuta come uno dei pilastri centrali della vita cristiana. Essa rappresenta il momento di incontro con Dio, un’occasione di dialogo personale con il Divino. Questo aspetto è stato messo in contrapposizione con l’attivismo eccessivo, spesso presente all’interno delle comunità. Dare priorità alla preghiera rafforza la propria dimensione spirituale e offre l’opportunità di riscoprire l’importanza dell’intimità con Dio.

L’incontro personale con Cristo rappresenta il cuore dell’esperienza di fede. È un momento in cui l’individuo sperimenta la presenza e l’amore di Gesù nella propria vita. Un incontro, che diventa poi il motore della testimonianza della fede. La formazione e la condivisione della Parola all’interno delle Comunità svolgono un ruolo importante in questa crescita.

La necessità di aprirsi sempre più al “Dialogo Interreligioso” è particolarmente rilevante in un mondo sempre più globalizzato e multiculturale. E’ importante instaurare un dialogo aperto e rispettoso con i rappresentanti di altre fedi. Ciò richiede un atteggiamento di rispetto verso le diverse credenze religiose, per mettere le basi di un dialogo costruttivo e pacifico tra le religioni. La comprensione reciproca e la cooperazione interreligiosa possono contribuire a promuovere la pace e l’armonia tra le diverse comunità religiose.

Legato a quanto sopra, i Gruppi hanno posto l’accento sul tema “Accoglienza e Inclusione“, ribadendo che l’essenza della fede cristiana è inclusiva e aperta a tutti, indipendentemente da razza, background culturale o status sociale. Questo implica l’accoglienza e l’inclusione attive di tutti i membri della Comunità, senza alcuna forma di discriminazione, con l’obiettivo di creare al suo interno un ambiente di apertura, accettazione e amore incondizionato. Per realizzare ciò, è indispensabile impegnarsi in un cammino personale, che richiede di mettere gli altri al centro delle proprie azioni e preoccupazioni.

Il “Rinnegare sé stessi” implica un rifiuto dell’egoismo e una dedizione alla promozione del benessere altrui. Solo la gioia di servire i fratelli, senza aspettative di ricompensa personale, cioè il “Servizio” svolto con amore e compassione, rispondono alla chiamata a “Prendere la propria Croce”.

Nel suo messaggio evangelico Gesù ha chiamato i suoi seguaci ad essere disposti a portare le proprie croci: non solo sopportare le sfide personali, ma anche abbracciare un impegno profondo verso la causa del Regno di Dio. Prendere la propria Croce richiede coraggio e sacrificio e, allo stesso tempo, offre significato e scopo alla vita dei credenti e rappresenta la volontà di affrontare le sfide personali e sociali con fede e speranza.

Anche la “Creazione di Spazi di Incontro e Sviluppo dei Talenti” è importante per la crescita spirituale della Comunità e per consentire la scoperta e sviluppo dei doni e talenti di ciascuno. Ciò contribuisce favorevolmente al coinvolgimento attivo dei fedeli e promuove una partecipazione significativa alla vita della Comunità.

Per quanto riguarda il “Coinvolgimento dei Giovani” diversi Gruppi hanno espresso preoccupazione per il calo delle iscrizioni al percorso catechistico ed, in generale, il loro interesse per le attività proposte. I partecipanti hanno riflettuto sulle modalità per adattare l’organizzazione e la presentazione della fede in modo da attrarre maggiormente i giovani, soprattutto coloro che possono sentirsi distanti dalla religione.

Vitale è il “Coinvolgimento delle Famiglie” nelle attività della Comunità per garantire che la fede sia un aspetto vitale della vita quotidiana. Questo coinvolgimento può manifestarsi attraverso percorsi di catechesi familiare, istruzione religiosa dei figli, la preghiera in famiglia, formazione per adulti. Anche i nuovi media possono aiutare a rimanere in contatto. Quando le famiglie si sentono  coinvolte, la fede diventata parte della loro vita domestica, e a sua volta, rafforza la Comunità tutta.

Il “Ruolo dei Sacerdoti e degli Operatori Pastorali” è stato sottolineato come fondamentale nel promuovere la fede all’interno delle Comunità. I Sacerdoti non sono solo responsabili dell’aspetto liturgico, ma anche dell’orientamento spirituale delle famiglie e della formazione dei fedeli.

Essi devono essere pastori, che guidano il gregge attraverso l’amore, la cura e l’esempio. Il loro ruolo non è tanto di comando, ma di guida e sostegno. La loro leadership dovrebbe essere inclusiva, riconoscendo il valore e il contributo dei laici e delle famiglie. Gli Operatori Pastorali devono essere vicini alla gente, ascoltarne i bisogni e rispondere con compassione.

In questo modo la Comunità può diventare un luogo di sostegno e crescita spirituale per tutti.

In conclusione, l’Assemblea Diocesana del 2023 ha posto l’accento sulla necessità di una conversione profonda, coinvolgendo sia gli individui che la Comunità tutta. Questo percorso spirituale mira a mettere Dio al centro, coinvolgendo attivamente i fedeli, promuovendo l’accoglienza e l’inclusione, testimoniando con gioia e amore, superando l’egoismo personale e promuovendo un dialogo interreligioso rispettoso. È un impegno a coinvolgere famiglie e giovani nelle attività parrocchiali, costruendo così una Comunità di Testimoni più inclusiva e trasformatrice.

Viene sottolineato il ruolo essenziale dei Sacerdoti nell’orientare spiritualmente i fedeli con particolare riguardo alle famiglie, per condurre ad una visione di “chiesa domestica” in cui si insegnano i valori cristiani.

Ogni tema affrontato è intrecciato con gli altri per creare una visione complessiva di una Chiesa Sabina che è aperta, accogliente e pronta ad affrontare le sfide della modernità con fede e speranza.

 

Domanda numero 2:

Quando ci sembra che nella nostre comunità si pensi secondo gli uomini? E quando, invece, secondo Dio?

Distinzione tra il Pensiero Umano e il Pensiero Divino. La riflessione si basa su un’analisi approfondita delle dinamiche all’interno delle comunità parrocchiali e cerca di affrontare la differenza tra il pensiero “secondo gli uomini” e il pensiero “secondo Dio”. Questa distinzione è cruciale per comprendere come le comunità possono affrontare sfide e opportunità in modo più significativo e centrato sulla fede.

Il pensiero “secondo gli uomini” spesso si basa sull’individualismo, l’egoismo e la competizione personale. In questo approccio, le persone possono essere più preoccupate dei propri desideri, successi personali o della loro reputazione all’interno della comunità. Questo può portare a divisioni e conflitti all’interno delle comunità, poiché le persone possono agire in modo da perseguire il loro interesse personale o cercare l’approvazione degli altri, piuttosto che agire secondo principi spirituali e morali.

Al contrario, pensare “secondo Dio” richiede l’abbandono dell’ego e la promozione dell’unità e della centralità della comunità. Significa mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù seguendo valori come l’amore, la compassione e il servizio disinteressato, mettendo le necessità dei fratelli al primo posto.

Il ruolo del Parroco. Per quanto riguarda il ruolo dei parroci, le riflessioni evidenziano l’importanza di fidarsi e affidarsi a loro, anche quando ci sono divergenze di opinione. Questa fiducia è basata sulla consapevolezza che i parroci sono chiamati a guidare le comunità in modo conforme ai principi del pensiero “secondo Dio”. E’ stato ampiamente sottolineato come l’ego e gli atteggiamenti autoreferenziali sono di ostacolo al disegno divino. L’ascolto e la preghiera sono fondamentali per il passaggio al “pensiero secondo Dio”, farsi guidare dallo Spirito Santo e vivere una fede autentica.

La centralità di Dio e dell’Altro. Quando le persone mettono sé stesse al centro, anziché Dio, si rischia di compromettere la vitalità spirituale delle comunità. Le divisioni, che purtroppo sorgono tra i diversi gruppi parrocchiali, così come la mancanza di comunicazione tra le parrocchie, ostacolano il pensiero “secondo Dio”. La centralità di Dio e l’accoglienza dell’altro sono enfatizzate come modi per superare queste sfide. Inoltre, è sentito come obiettivo irrinunciabile che le comunità escano dalla propria “comfort zone” per incoraggiare a promuovere l’incontro e la condivisione tra le persone. E’ vitale costruire un senso di unità attraverso l’apertura e il dialogo, l’esercizio della carità e del servizio, che sia capace di porre “l’altro” al centro delle preoccupazioni dei componenti la comunità.

Passaggio al Pensiero “secondo Dio”. In generale, la riflessione dei gruppi sottolinea quanto sia indispensabile per le comunità parrocchiali passare dal pensiero “secondo gli uomini” al pensiero “secondo Dio”. Questo cambiamento impegna tutti, singolarmente e comunitariamente, in una scelta di umiltà, abbandono dell’egoismo e promozione dell’unità.

L’obiettivo comune è quello di vivere una fede autentica, mettendo in pratica gli insegnamenti di Gesù, basando le proprie azioni su valori come l’amore, la compassione e il servizio disinteressato, ponendo sempre le necessità dei fratelli al primo posto.