Lectio 2

Il rapporto con gli eventi della vita

Novembre 2023

 

Invocazione allo Spirito Santo.

Vieni, luce vera, vieni, vita eterna, vieni, mistero nascosto, vieni, tesoro senza nome. Vieni, realtà ineffabile, vieni, felicità senza fine, vieni, luce senza tramonto, vieni, risveglio di coloro che sono addormentati. Vieni, risurrezione dei morti, vieni, Onnipotente, che sempre crei, ricrei e trasformi col tuo solo volere. Vieni, gioia eterna, vieni, tu che hai desiderato e che desideri la mia anima miserabile. Vieni, tu il solo dal solo, perché tu lo vedi, io sono solo. Vieni, tu che mi hai separato dal tutto e mi hai fatto solitario in questo mondo. Vieni, tu che sei divenuto tu stesso il mio desiderio, che mi hai fatto desiderare te, che sei l’assolutamente inaccessibile. Vieni, mio respiro e mia vita, vieni, consolazione della mia povera anima. Vieni, mia gioia, mia gloria, mia delizia senza fine.

 

Ambientazione.

Nel vangelo di Luca, al capitolo 9, l’evangelista racconta che Gesù “prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (9,51b). Da allora, il suo andare per città e villaggi, preceduto anche dai suoi discepoli inviati come missionari, si caratterizza per un agire puntellato di gesti di bontà e misericordia verso i più deboli, i malati, gli indemoniati e gli esclusi, e per un parlare profetico, a volte severo, che mostra tutta l’esigenza della sequela. Chi vuole camminare sui passi del Maestro è chiamato a percorrere la stessa via di consegna di sé, perché egli sale alla Città Santa “mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto” (9,51a). La figura del Rabbi galileo suscita naturalmente curiosità, interesse, fascino, ma anche avversione e disagio. Il suo modo di parlare e di operare manifestano il volto del Dio di cui abbiamo meditato nella precedente Lectio. Ma questo comporta anche un interrogativo profondo sul modo di porsi davanti alla storia, agli eventi che accadono, alle vicende dell’esistenza. Come in un giornale trasmesso oralmente, arrivano alle orecchie di Gesù alcune notizie di cronaca, e sono soprattutto i fatti drammatici che colpiscono la sensibilità delle persone. Alcune cose non cambiano lungo il corso delle generazioni: nella vita ordinaria, avvengono dei fatti tragici che sconcertano e sollecitano domande, e ogni essere umano sente la necessità di trovare una risposta, perché gli episodi o le storie più dolorose della vita umana toccano le corde profonde dell’essere, e rimandano ad altre domande. Ci si chiede il perché della vita e della morte, il senso di quanto accade, il significato di ciò che gli avvenimenti raccontano. L’essere umano si distingue da tutte le altre creature perché è capace di farsi domande, e in particolare domande di senso. Tuttavia, questa esperienza lascia dentro uno stato d’animo contrastante, perché se da un lato questo indica tutta la dignità della persona umana, ad ogni latitudine, dall’altro genera inquietudine e insicurezza. Ecco perché diventa cruciale l’orizzonte su cui ci si muove per trovare le risposte. E in questo, Gesù lascia interdetti e non corrisponde alle tradizionali aspettative religiose dell’epoca.

 

Dal Vangelo secondo Luca (13,1-5)

Testo CEI 2008

[1] In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. [2] Prendendo la parola, Gesù disse loro: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? [3] No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. [4] O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? [5] No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.

Testo TILC

1In quel momento si presentarono a Gesù alcuni uomini per riferirgli il fatto di quei Galilei che Pilato aveva fatto uccidere mentre stavano offrendo i loro sacrifici. 2Gesù disse loro: ‘Pensate voi che quei Galilei siano stati massacrati in questa maniera perché erano più peccatori di tutti gli altri Galilei? 3Vi assicuro che non è vero: anzi, se non cambierete vita, finirete tutti allo stesso modo. 4E quei diciotto che morirono schiacciati sotto la torre di Sìloe, pensate voi che fossero più colpevoli di tutti gli altri abitanti di Gerusalemme? 5Vi assicuro che non è vero: anzi, se non cambierete vita, finirete tutti allo stesso modo’.

 

Meditazione

Sono avvenuti due fatti violenti di cronaca. Il primo si riferisce all’intervento punitivo di Pilato, che ha fatto uccidere dai suoi soldati un gruppo di Galilei mentre compivano i propri sacrifici: forse avevano infranto una legge, forse il governatore li aveva accostati a bande rivoluzionarie, fomentate da ideologia religiosa. Di certo si tratta di un episodio di violenza inaudita, che suscita scalpore, come tanti eventi di cronaca contemporanea, che – diffusi sui social – hanno il potere di scatenare reazioni altrettanto rabbiose. Il secondo fatto è invece richiamato da Gesù, e si tratta di una calamità: cade una torre e uccide le persone che vi si trovano vicine. Oggi diremmo subito che è doverosa una inchiesta giudiziaria, per verificare le responsabilità e trovare dei colpevoli. Ecco il punto: di fronte a situazioni così drammatiche, in cui la morte bussa improvvisa e brusca alle nostre giornate, appare la paura, e c’è bisogno di trovare colpevoli. La giustizia umana fa il suo corso, ma ci rendiamo conto che non ci basta, soprattutto quando l’avvenimento accaduto ci fa sperimentare tanto da vicino la nostra vulnerabilità. Si insinua il dubbio e l’angoscia: “prima o poi potrebbe accadere anche a me”. Il popolo ebraico, come molti altri popoli dell’epoca, ha applicato alla sfera religiosa la stessa dinamica della ricerca del colpevole. Se un evento è accaduto, per quanto possa sembrare improvviso, in realtà esso deve certamente trovare una spiegazione in qualche responsabilità nascosta e sconosciuta ai più. Si crede che, se qualcuno muore, certamente è il momento previsto dalla Provvidenza divina, e se muore in modo drammatico vuol dire che è un peccatore e si è meritato questa punizione. L’immagine di Dio che portiamo dentro, dunque, condiziona il nostro sguardo sul mondo e sulla storia. Tendiamo a interpretare gli eventi che accadono a partire dalla comprensione che abbiamo di Colui che sta all’origine di questa storia. L’idea di un Dio che tiene tutto sotto controllo rasserena, ma rischia di farci diventare duri e di trasformarci in giudici spietati nel momento in cui avvengono situazioni incomprensibili. Si può persino giustificare la violenza della guerra e la mancanza di rispetto verso il più debole. Gesù stigmatizza questa maniera di guardare le cose, e richiama a una responsabilità che invece è di tutti. Essa riguarda il vivere quotidiano, e non le enigmatiche colpe passate. Chi punta il dito con fare minaccioso verso quanti meriterebbero castighi da parte di Dio, non conosce il Dio di Gesù. L’opera di Dio – che Gesù manifesta – è piuttosto quella di farsi carico delle sofferenze del mondo, anche quando la loro comprensione profonda sfugge al controllo del singolo. A noi chiede di fare lo stesso. A questo nuovo atteggiamento di premura verso l’umanità tutta, Gesù chiama “conversione”, esperienza necessaria per evitare la morte dell’anima, ben più pericolosa di quella del corpo.

 

Conclusione

Per crescere, chiediamoci:
– Mi interesso degli eventi della storia dell’umanità, o sono indifferente a quanto accade, in un atteggiamento di distacco freddo e giudicante? Come interpreto i fatti di cronaca che ascolto? Dove attingo luce per poterli comprendere meglio?
– Che cosa provo di fronte alle vicende che richiamano l’esperienza ineludibile della morte? Riconosco la mia insicurezza? Mi rivolgo a Dio, per cercare in Lui pace e coraggio?
Invochiamo con fiducia:
Signore Gesù, aiutami a farmi carico delle vicende della storia umana, consapevole della tua presenza accanto a noi sempre.