Formazione Biblica in occasione della Pasqua

Introduzione al libro dell’Apocalisse – 1

Il tempo pasquale vede un particolare risalto nella liturgia del libro degli Atti degli Apostoli e dell’Apocalisse. Pubblichiamo sul sito in forma di articolo, più facilmente consultabile anche dagli smartphone, i testi preparati per quest’anno pastorale da don Giuseppe De Virgilio che sono in introduzione al sussidio diocesano per le lectio per aiutare la comprensione del Libro dell’Apocalisse.

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L’Apocalisse è l’ultimo libro del canone neotestamentario. Noto per la sua originalità letteraria e simbolica, è un libro che affascina e sconcerta insieme. La sua interpretazione «va oltre ogni parola di elogio» (S. Girolamo: «tot habet sacramenta quot verba») e lascia stupiti i lettori per la sua ricchezza simbolica e la profondità teologiche e spirituali del suo messaggio.

Approfondire gli aspetti letterari e teologici dell’Apocalisse è importante non solo per conoscere lo sviluppo della comunità giovannea nell’ambiente dell’Asia proconsolare alla fine del sec. I d. C., ma risulta di grande interesse per «interpretare» la vita della Chiesa, le sue crisi e le sue speranze, fondata nella fede in Gesù Cristo, crocifisso e risorto.

 

1.     La parola «Apocalisse» e il libro

Il termine greco «apokalypsis» che è l’incipit del libro, indica l’azione di «togliere un velo, svelare, rivelare»[1]. Fin dall’inizio della sua inclusione nel canone neotestamentario, il termine è divenuto il titolo del libro e allo stesso tempo ha designato il contenuto. Infatti nel libro si assiste ad un processo di «rivelazione» del progetto salvifico di Dio che si compie nel mistero pasquale di Gesù Cristo. Tale rivelazione consiste nel dono della salvezza ai credenti, che si declina nel presente storico caratterizzato dalla lotta e dalla testimonianza del Vangelo e giunge al suo compimento nel futuro escatologico. Il titolo «Apocalisse» indica essenzialmente una rivelazione ricca di speranza e di beatitudine e ha come tema dominante l’esercizio dell’autorità di Dio che governa la storia secondo un progetto di bene e di felicità.

La stesura del libro è verosimilmente avvenuta nel contesto della città di Efeso, verso la fine del sec. I. d.C. L’informazione più antica ci viene da Ireneo, il quale colloca la stesura dell’Apocalisse verso la fine del regno di Domiziano (cf. Ireneo, Contro le eresie V,30,3). Tale datazione è coerente con l’affermazione dello stesso Ireneo che Giovanni visse fino al tempo di Traiano (98-117 d.C.). Eusebio conferma questa data, affermando che all’inizio dell’impero di Nerva, successore di Domiziano, vennero abrogati gli odiosi decreti che avevano esiliato ingiustamente molte persone e «secondo una tradizione tramandata dai nostri antenati, anche l’apostolo Giovanni dall’isola della sua relegazione ritornò al domicilio di Efeso» (Storia Ecclesiastica III, 20, 8-9).

 

2.     La trama narrativa

Fin dall’inizio dell’opera (Ap 1,1-3) il racconto si presenza come una consolante «testimonianza» di Gesù Cristo, diretta ai credenti («i suoi servi») che costituivano e comunità dell’Asia proconsolare. Tale testimonianza è mediata dalla presenza di un «veggente» e dall’interlocuzione di figure angeliche. Il veggente è Giovanni, presentato come «servo» della rivelazione divina, che riceve per volere di Dio, mentre si trova nell’isola di Patmos «a causa della Parola e della testimonianza di Gesù» (1,9). Egli è testimone delle visioni e delle rivelazioni celesti e il suo compito è di scrivere e di comunicare il loro contenuto e la loro interpretazione, in conformità a quanto gli viene illustrato (cf. 17,1-3; 21,9-12).

Dopo l’indirizzo epistolare, in cui s’invoca sulle sette chiese la grazia e la pace divina (1,4-5a) con una dossologia (vv. 5b-6) e una solenne dichiarazione di vittoria (1,7-8), segue 1a narrazione della visione iniziale (1,9-20). Giovanni riceve sotto dettatura una serie di messaggi indirizzati a ciascuna delle sette dell’Asia proconsolare (cf. Ap 2-3). Una volta terminata la sezione epistolare, il veggente diventa testimone di una catena di visioni celesti, di simboli e di rivelazioni che compongono la seconda sezione del libro (cf. Ap 4-22). Esso rappresenta un ideale viaggio dello spirito dalla minuscola isola di Patmos, attraverso le comunità della provincia di Asia, fino all’esaltante visione trionfale della «Gerusalemme celeste».

Apprendiamo dal racconto che la Chiesa dell’Apocalisse è sottoposta a persecuzione e sperimenta una situazione di conflitto verso l’esterno e di lacerazioni all’interno. In tale contesto le rivelazioni contenute nel libro recano alle comunità un messaggio di rassicurazione, di consolazione e di pace, offrendo ai credenti le chiavi interpretative per comprendere i segni dei tempi e rimanere fedeli al dono della vita derivato dal mistero pasquale. L’ambiente privilegiato in cui tale annuncio diventa «comunicazione e scrittura» è rappresentato verosimilmente dalla celebrazione liturgica, che ha come «soggetto interpretante» l’assemblea ecclesiale.

[1] Nella tradizione anglosassone il libro è denominano Revelation.