
Il tempo pasquale vede un particolare risalto nella liturgia del libro degli Atti degli Apostoli e dell’Apocalisse. Pubblichiamo sul sito in forma di articolo, più facilmente consultabile anche dagli smartphone, i testi preparati per quest’anno pastorale da don Giuseppe De Virgilio che sono in introduzione al sussidio diocesano per le lectio per aiutare la comprensione del Libro dell’Apocalisse.
***
10. Il messaggio teologico
Nel riassumere il messaggio del nostro libro, segnaliamo cinque temi, che rappresentano gli «assi portanti» dell’architettura teologica dell’Apocalisse, Essi sono: 1) Il primato di Dio e il mistero del male nella storia; 2) La missione salvifica di Cristo e dello Spirito; 3) Identità e funzione della chiesa; 4) La risposta cristiana come testimonianza;5) La dimensione escatologica.
1) Il primato di Dio e il mistero del male nella storia
Dio viene presentato come «sovrano» fin dalla formula trinitaria iniziale. Egli è Colui che «è, era e viene» insieme ai «sette spiriti» (Ap 1,5)327. Il veggente, e con lui l’intera comunità, sono invitati a contemplare nella fede la regalità di Dio sul cosmo e sulla storia, unendosi all’adorazione della corte celeste, formata dai 24 vegliardi e dai quattro esseri viventi. Tutta la realtà si compie nel mistero divino (Ap 1,8: «alfa e omega, principio e fine») e il suo governo è simboleggiato dall’imponente immagine che lo ritrae «seduto sul trono» (Ap 4,2; cf. Is 6,2).
Vi è una seconda immagine sovrana: come un re assiso sul trono, Dio stringe nella mano destra un rotolo scritto all’interno e all’esterno, sigillato con sette sigilli (5,1). Nella sua potenza, egli detiene la storia misteriosa dell’umanità e la sorregge, consegnandola nelle mani de Figlio, il «leone della tribù di Giuda» (cf. Gen 49,9), il solo che abbia il potere di sciogliere i sigilli e di svelarne il contenuto (Ap 5,7). Nella sua azione, Dio si serve d’intermediari e di cause seconde, delineate dall’autore con un’abbondanza di descrizioni angeliche. Tale azione, contrassegnata da un processo di purificazione e di rigenerazione del mondo, è descritta come un «nuovo esodo», contestualizzato nella situazione di persecuzione della comunità cristiana.
Il primato di Dio non è solo definito dalla sua onnipotenza, ma anche dalla sua «paternità» che induce alla contemplazione (Ap 4,3). Egli è il «Padre di Cristo» (1,6; 2,28; 3,5.21; 14,1) e nel rivelarsi, il Cristo si presenta come «figlio del Padre» nel senso della sua trascendenza. La sua paternità è definita anche riguardo ai credenti che sono designati come «sacerdoti per il suo Dio e Padre» (Ap 1,6) e portano sulla fronte il nome di Dio, insieme a quello di Cristo (cf. 14,1).
Alla sovranità di Dio si contrappone un secondo «trono», che sostiene un regno alternativo «delle tenebre» (Ap 16,10), con la pretesa di governare negativamente le azioni umane (cf. 12-13). Si tratta del potere del male la cui misteriosità sfugge alla comprensione umana. Tale potenza malefica è il Male assoluto, personificato da un mostruoso drago con sette teste e dieci corna, che fuoriesce dal mare per divorare il nascituro della donna e opporsi al progetto salvifico di Dio (13,4: «chi è come la bestia?»). Nella scena cosmica di Ap 12 il drago è chiamato serpente antico «diavolo e Satana», colui che seduce tutta la terra abitata (12,9). Proseguendo la sua opera di seduzione, Satana è coadiuvato da altre due bestie (Ap 13), che simboleggiano l’impero romano (potere politico) e il sacerdozio pagano (il culto fallace). Esse hanno la funzione di ingannare gli uomini deviandoli verso una fede idolatrica, mediante l’esercizio di una spregiudicata propaganda. Il potere politico, quello economico e quello religioso diventano una molla irrefrenabile che seduce tutta la terra, le nazioni e i regni, dominando la politica, la religione e l’economia.
Malgrado tutta questa potenza maligna e distruttiva, il mistero del male non può nulla contro la volontà di Dio. Il Drago non recherà danno alla donna e al bambino, perché verrà sconfitto dall’arcangelo Michele e dai suoi angeli e scaraventato sulla terra (Ap 12,13). Tutta la concentrazione del potere avverso a Dio, rappresentato da Babilonia, la «grande prostituta», sarà dissolta e andrà in perdizione (Ap 18-19). Anche se l’opera del male produce sofferenze e persecuzioni, i credenti sanno che Satana verrà ridotto all’impotenza nel giorno deciso da Dio (20,1-3).
2) La missione salvifica di Cristo e dello Spirito
Riflettendo sulla figura di Gesù Cristo, occorre sottolineare come nel nostro libro troviamo una ricca cristologia sia per l’abbondanza dei titoli sia per la sua consistenza teologica. La missione salvifica di Cristo è descritta con immagini dinamiche, radicate nella tradizione biblica. Il Cristo esorta le chiese e si muove in mezzo ai candelabri, riceve dall’Onnipotente quel rotolo che nessuno era capace di aprire, si presenta come Agnello immolato, che vive e salva l’umanità, guida la comunità con la bontà e la forza di un pastore, è sottratto dall’insidia del drago, combatte un’aspra battaglia e ne esce vincitore. Egli regna per mille anni dopo aver sconfitto il drago e averlo gettato nell’abisso Infine Cristo condivide lo stesso trono del Padre nella Gerusalemme escatologica. La presentazione di Cristo è qualificata da tre immagini in particolare: a) il «figlio dell’uomo» che parla alle chiese; b) l’Agnello rivelatore, redentore e pastore; c) il cavaliere vittorioso. La missione salvifica del Figlio implica il ruolo dinamico dello Spirito Santo e nel settenario delle lettere Cristo invita ad ascoltare ciò che lo Spirito dice alle chiese (cf. Ap 2.7.11.17.19; 3,6.13.22). Inviato sulla terra lo Spirito suscita la profezia (19,10), rende testimonianza a Cristo, sostiene i credenti nella confessione della fede e anima la chiesa del suo amore di «sposa» in attesa del compimento escatologico (2,6).
3) Identità e funzione della Chiesa
La Chiesa riveste una grande importanza. Essa è presentata secondo una duplice interpretazione. Nella prima parte del libro (cf. Ap 1-3) «le chiese» sono esplicitamente indicate nelle località dell’Asia proconsolare e sono le comunità locali destinatarie delle lettere. Nella seconda parte (cf. Ap 4-22) la Chiesa non è più una comunità limitata nel tempo e nello spazio, ma una realtà proiettata cosmicamente nello scenario d’azione che abbraccia il cosmo intero (cielo, terra e abisso). Nello sviluppo descrittivo del libro la Chiesa intera, celeste e terrestre, è chiamata a testimoniare l’amore di Cristo attraverso le persecuzioni, i travagli e le lotte. In tal senso è fondamentale l’immagine ecclesiale della «donna» che partorisce il figlio maschio destinato a governare le nazioni e la dinamica salvifica che caratterizza la condizione di persecuzione e di contro il «drago» e i suoi seguaci (Ap 12,1-18). Come nuovo popolo di Dio, nella Chiesa si concretizzano i termini della vera alleanza che Dio realizza con l’umanità. Tale alleanza porta a compimento quel regno di «sacerdoti» costituito dai credenti riscattati dall’opera redentrice di Cristo. La missione della Chiesa nella storia incarna le attese di giustizia e di rinnovamento dell’umanità e prefigura nella speranza escatologica, la piena partecipazione alla beatitudine finale in Dio. In tale orizzonte si colloca la «vocazione escatologica» della chiesa, «sposa dell’Agnello», simbolicamente delineata dalla presentazione della Gerusalemme nuova (i popoli entrano nella Gerusalemme escatologica le cui mura recano i nomi delle 12 tribù e dei 12 apostoli
4) La testimonianza dei credenti
Colpisce nel nostro libro l’invito a sostenere la testimonianza dei credenti, che subiscono persecuzioni e soffrono a causa del male. Essi sono chiamati all’esercizio della virtù della speranza, che si si declina nel vivere concretamente la perseveranza e la responsabilità morale. Al valore rivelativo e descrittivo della narrazione apocalittica si coniuga il dinamismo rinnovativo del suo messaggio, fondato sul mistero di Cristo crocifisso e risorto «il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della pace» (1,5). Come un filo rosso, che attraversa le immagini simboliche della rivelazione celeste, il tema della testimonianza è intrecciato con quello della responsabilità, fino alla contemplazione conclusiva della Gerusalemme nuova. La vita cristiana diventa una risposta profetica per la radicale e totale trasformazione del mondo e insieme un appello alla solidarietà con quanti soffrono e attendono il compimento del Regno. Nel potere «impotente» della croce di Cristo e nella forza della sua «beatitudine», trova accoglienza un’etica delle virtù che rifugge da ogni forma di autoritarismo e di imposizione di modelli religiosi e sociali.
5) La dimensione escatologica
L’Apocalisse è il libro della speranza che si apre all’attesa della fine beata dei credenti. Poiché il «tempo è vicino» (1,3) e il «grande giorno» di Dio sta per compiersi (16,14), i credenti sono chiamati a una lettura sapienziale delle sfide e delle prove che vivono nel loro presente, mentre il «male» sta operando in tutte le sue forme demoniache. Il potere di Babilonia (la città secolare per eccellenza) che si chiude a Dio e alla sua trascendenza verrà superato per opera dell’«Agnello immolato» (Cristo risorto). Solo allora, alla venuta del Signore Gesù (22,20), i credenti potranno finalmente entrare da persone libere nella «Gerusalemme nuova» (21,1-22,5) e prendere dimora dove regnano Dio e l’Agnello.