Lectio 9

La rivoluzione del servizio

Giugno 2024

Invocazione allo Spirito Santo

Vieni, o Spirito creatore,
visita le nostre menti,
riempi della tua grazia i cuori che hai creato.

O dolce consolatore,
dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell’anima.

Dito della mano di Dio,
promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola.

Sii luce all’intelletto,
fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore.

Difendici dal nemico,
reca in dono la pace,
la tua guida invincibile ci preservi dal male.

Luce d’eterna sapienza,
svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore. Amen.

 

Ambientazione

L’ultimo passo che proponiamo, nel cammino di conversione percorso in questo anno di Lectio Divina, ci trova in compagnia di Gesù che, lungo l’itinerario di formazione dei suoi discepoli, svela a loro il segreto più grande: la via per essere grandi!

L’episodio si inserisce nel contesto dei tre annunci della propria passione, morte e resurrezione, che Gesù fa mentre salgono a Gerusalemme. Appare ancora una volta evidente che i discorsi di Gesù si muovono su una tonalità completamente diversa da quella dei suoi seguaci. I discepoli infatti sono presi dalle questioni tipiche di ogni relazione umana: dalla competizione, dal bisogno di essere riconosciuti, dalla necessità innata di farsi spazio fra tutti e di trovare il proprio posto nel gruppo. Sono questi i discorsi che li appassionano, mentre, ascoltando Gesù, “non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo” (8,32).

L’atteggiamento dei Dodici nei confronti del Maestro è interessante: da una parte, sono orgogliosi di stare alla sua scuola e di essere riconosciuti come gli amici più intimi di un Rabbi ormai famoso e che lascia ben sperare per il riscatto di Israele; dall’altra, si trovano imbarazzati e si vergognano di non capire fino in fondo i suoi discorsi e di essere invece catturati dalle proprie diatribe interne su chi fra essi fosse il più grande.

Nel prosieguo del testo, dopo la risposta sconcertante di Gesù che pone a modello di grandezza i bambini, cioè coloro che nella società e cultura dell’epoca non hanno alcuna voce in capitolo, il Nazareno sottolineerà ancora più decisamente la sua predilezione per gli scartati e prenderà le difese dei piccoli, incluse delle donne (a questo punta l’insegnamento sul matrimonio di Mc 10,1-12, e la chiara condanna del divorzio e dell’adulterio: l’amore coniugale fra un uomo e una donna sono espressione dell’altissima dignità di entrambi e del rispetto profondo che merita ogni persona nei propri affetti e nella propria libertà).

Va dunque sottolineato, in questa nostra riflessione, la cura di Gesù per tutta la persona umana, fino a scardinare i luoghi comuni che tendono a creare classi, separazioni, distinzioni di dignità fra le persone. Gesù abbraccia i bambini come insegna ad abbracciare tutti, e di tutti desidera evidenziare le potenzialità e i talenti: “essere il primo”, infatti, non è un desiderio da condannare, per il Signore. Ma si tratta di comprendere e percorrere la strada giusta per diventarlo. E non sarà certamente la strada del dominio e del potere.

 

Dal Vangelo secondo Marco (9,33-37)

Testo CEI 2008

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli 33giunsero a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». 34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». 36E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: 37«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

 

Testo TILC

33Intanto arrivarono a Cafàrnao. Quando Gesù fu in casa domandò ai discepoli: ‘Di che cosa stavate discutendo per strada?’.
34Ma essi non rispondevano. Per strada infatti discusso tra di loro chi fosse il più grande.
35Allora Gesù, sedutosi, chiamò i dodici discepoli e disse loro: ‘Se uno vuol essere il primo, deve essere l’ultimo di tutti e il servitore di tutti’.
36Poi prese un bambino, e lo portò in mezzo a loro, lo tenne in braccio e disse: 37‘Chi accoglie uno di questi bambini per amor mio accoglie me. E chi accoglie me accoglie anche il Padre che mi ha mandato’.

 

Meditazione.

L’anelito insito nel cuore dell’uomo di primeggiare manifesta paradossalmente tutta la dignità della creatura umana, che è fatta di polvere di terra, ma porta in sé l’impronta divina. Siamo creature fatte a immagine e somiglianza di Dio, e questa verità si manifesta nel nostro innato desiderio di un di più, nella nostra naturale tendenza a non accontentarci, nella curiosità delle domande di senso e nell’ambizione di un amore che duri in eterno. Così, Gesù coglie nelle discussioni nascoste dei suoi discepoli uno spazio da evangelizzare, ma radicato in una verità: loro e noi siamo fatti per grandi ideali, siamo diretti al Cielo. Dunque Gesù non si scandalizza della bramosia di occupare il primo posto, ma mostra la strada corretta per realizzare questa ambizione, secondo i canoni del Regno. Mentre la logica del mondo insegna a scavalcare gli altri per poter salire il podio del vincitore, Gesù indica la via del servizio. Per essere il primo, bisogna farsi ultimo. È un capovolgimento radicale, la conversione di stile che rende possibili tutte le altre conversioni. Farsi ultimi, occupare il posto del servitore, piegare le ginocchia per lavare i piedi ai più piccoli, proprio come farà Lui nell’ultima cena, è il modo concreto per realizzare la trasformazione del cuore a cui aspira ogni discepolo del Cristo. Il servizio, nella vita cristiana, non è solamente una strategia per rendere più efficace il lavoro apostolico. Non si tratta nemmeno di una pratica morale, caratterizzata da mortificazione e sacrificio, che garantisce un accesso più rapido al Paradiso. Diventare servi significa piuttosto percorre la stessa via di Gesù, configurarsi al Figlio, che ha manifestato il volto del Padre assumendo su di sé la carne debole degli ultimi. È fra i poveri e i piccoli che si incontra il Signore, e sono loro i nostri evangelizzatori. Ecco perché diventa fondamentale, per la Chiesa tutta, riscoprire il senso profondo di una solidarietà e di una condivisione, fondata sulla diaconia, che permetta di vivere una autentica fraternità. Prima ancora che “fare cose”, è necessario “scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio” (EG 87).

A questa esperienza di comunione, papa Francesco dà il nome di “fraternità mistica”, perché è un’esperienza che sana dalla malattia dell’egoismo e dalla tentazione di cercare di primeggiare a spese del prossimo (cfr. EG 92). Nella logica del servizio, si generano così relazioni nuove, grazie allo Spirito di Gesù Risorto, fondate sul riconoscimento dell’altro, specialmente il più povero, come tempio del Signore. Si genera così la condizione salutare per cui i cristiani sanno di essere debitori verso coloro che servono, perché “uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene” (EG 87) per diventare ciò che siamo: a immagine e somiglianza di Dio.

 

Conclusione.

Per crescere, chiediamoci:
– Vivo il servizio come lo stile evangelico attraverso il quale realizzare in pienezza la mia vita? Ho scoperto che la diaconia è un dono da accogliere piuttosto che un pregio di cui vantarsi?
– So riconoscere nei poveri la presenza privilegiata del Signore Risorto, che in essi manifesta alla mia comunità la strada maestra per vivere autenticamente il vangelo?

Invochiamo con fiducia:
Signore Gesù, che ti sei fatto Servo di tutti,
povero fra i poveri, mite e umile di cuore,
rendi la nostra Chiesa icona vivente della diaconia
verso i derelitti della terra.