Domenica 6 ottobre 2024 – San Martino

Relazione Assemblea 2024

Ecclesia sicut sponsa ornata (Ap 21,2)

L’importante momento di incontro e riflessione dell’Assemblea della Chiesa Sabina, tenutasi il 6 ottobre 2024 presso il Centro Pastorale di San Martino in Monterotondo, ha sollecitato i partecipanti, suddivisi in gruppi di lavoro, a condividere le loro esperienze per rispondere a due importanti domande, centrali per aiutare le Comunità Parrocchiali ad edificare al loro interno “la Chiesa amata da Cristo”.

Prima domanda: La Chiesa è la Sposa amata da Cristo. Cosa possiamo fare per aiutare le persone, indifferenti o lontane dal cammino di fede, ad amare la Chiesa?

Il risultato dei lavori di gruppo evidenzia che il quesito rappresenta una questione centrale e di grande rilevanza per la Chiesa contemporanea.

Si tratta di una sfida complessa, che coinvolge molteplici aspetti della vita comunitaria, dalla testimonianza personale all’organizzazione pastorale, passando per la cura delle relazioni e la promozione di una Liturgia, che sappia essere inclusiva e coinvolgente. La riflessione parte dalla constatazione che, soprattutto nei piccoli centri, la partecipazione alle celebrazioni domenicali è in calo e molti fedeli tendono a limitare il loro coinvolgimento alla presenza occasionale in eventi specifici, senza integrarsi pienamente nella vita comunitaria. Ciò richiede un ripensamento profondo delle modalità di accoglienza e di testimonianza, con l’obiettivo di rendere la Chiesa un luogo accogliente, vivace e capace di rispondere alle esigenze spirituali e umane di tutti.

La pandemia di Covid ha, purtroppo, aggravato ulteriormente la situazione, interrompendo abitudini consolidate e accentuando il senso di isolamento. Molti fedeli si sono allontanati dalla vita comunitaria e fanno fatica a ritrovare il loro posto nella Chiesa. Per rispondere a questa sfida, è necessario ripartire dai piccoli gesti, come il passaparola tra vicini, l’organizzazione di incontri e l’ascolto attento delle persone.

E’ importante che la Parrocchia torni ad essere un luogo di incontro e di speranza, capace di rispondere alle necessità concrete delle persone: una comunità aperta e accogliente, quindi, in cui ognuno si senta valorizzato e parte integrante di un progetto comune. L’ascolto, in particolare, è indicato come lo strumento fondamentale per costruire relazioni profonde e significative. Donare tempo e attenzione agli altri, senza giudizi o pregiudizi, facilita il dialogo autentico per accompagnare le persone in un cammino di riscoperta della fede.

Nei lavori di gruppo viene sempre sottolineata la necessità di una “Chiesa in uscita”, capace di incontrare le persone là dove vivono e affrontano le loro difficoltà. Questo implica un forte e necessario cambiamento di prospettiva: la Chiesa non deve aspettare che le persone vengano a cercarla, ma deve essere essa stessa a farsi presente nelle realtà quotidiane.

Le attività pastorali, le celebrazioni e le iniziative comunitarie devono essere progettate con l’obiettivo di coinvolgere non solo i fedeli abituali, ma anche chi si sente distante o escluso. Alcuni  partecipanti ai lavori propongono l’organizzazione di eventi culturali, artistici e sociali, che possano attrarre nuove persone, mostrando un volto della Chiesa più aperto e inclusivo. Spettacoli teatrali, concerti e momenti di condivisione all’aperto possono diventare occasioni per creare legami e per far scoprire il valore della comunità parrocchiale sul territorio.

Le persone si avvicinano alla fede attraverso la Liturgia.

Una Liturgia curata in ogni dettaglio, dalla scelta dei canti alla disposizione degli spazi, per creare un’esperienza che sia coinvolgente e significativa. Anche la semplicità e l’accessibilità delle celebrazioni sono aspetti importanti: orari più flessibili e una maggiore attenzione alle esigenze delle famiglie possono contribuire a rendere la partecipazione più agevole.  Allo stesso tempo, è fondamentale valorizzare la Parola di Dio come fonte di ispirazione e guida per la vita quotidiana. La riflessione sulla Parola, attraverso strumenti come la Lectio Divina, può aiutare i fedeli a riscoprire il significato profondo della loro fede e a tradurlo in azioni concrete.

Le nuove generazioni sono considerate tra le più difficili da avvicinare alla Chiesa. Molti ragazzi si allontanano dalla pratica religiosa dopo la Cresima e vedono la Chiesa come un’istituzione distante e poco rilevante per le loro vite. Per contrastare questa tendenza è indispensabile adottare un approccio innovativo, che sappia parlare il linguaggio dei ragazzi e valorizzi il loro ruolo all’interno della comunità. La testimonianza di giovani, che hanno riscoperto la gioia della fede, può diventare uno strumento potente per ispirare i loro coetanei. La Chiesa deve offrire opportunità concrete di partecipazione e di servizio, mostrando che la fede non è solo una dimensione personale, ma anche un impegno verso gli altri e verso il bene comune.

Un altro tema centrale, ripetutamente evidenziato, riguarda la solitudine, che emerge come una delle sfide più rilevanti del nostro tempo. La Chiesa è chiamata a diventare un “ospedale da campo” per i cuori feriti, offrendo supporto e conforto a chi si sente smarrito o abbandonato. Ciò richiede la creazione di spazi di incontro e di condivisione, dove le persone possano trovare una comunità accogliente e solidale. In questi contesti, la preghiera e la riflessione spirituale possono diventare strumenti per dare senso alla sofferenza e per aprire nuove prospettive di speranza.

Infine, questa prima domanda, stimola ogni cristiano a prendere coscienza della propria responsabilità nel testimoniare la fede e nel costruire una Chiesa più accogliente e inclusiva, mostrando attraverso la propria vita e le proprie azioni la bellezza e la gioia della fede. La testimonianza non si limita alle parole, ma si esprime nei gesti concreti, nel modo di rapportarsi agli altri e nell’impegno quotidiano a costruire relazioni autentiche e significative.

Questo è particolarmente rilevante nel contesto della famiglia, che rappresenta il primo luogo di trasmissione della fede. Molte famiglie si trovano oggi in difficoltà, spesso lasciate sole sia dalle istituzioni civili sia dalla stessa comunità parrocchiale. La priorità deve essere dunque quella di sostenere le famiglie, accompagnandole nel loro cammino di fede e offrendo loro strumenti concreti per riscoprire il valore della vita spirituale.

Indispensabile è un impegno personale e comunitario, unito alla capacità di ascoltare, comprendere e accompagnare gli altri nel loro cammino. La Chiesa, “sposa amata da Cristo”, deve essere un luogo in cui ogni persona possa sentirsi amata, accolta e valorizzata, scoprendo nella comunità ecclesiale un riflesso dell’amore di Dio.

Una rinnovata attenzione alla Liturgia, alla testimonianza personale e alla creazione di spazi di incontro significativi, sostenuti da un impegno collettivo e una visione condivisa, possono costruire una comunità che rifletta i valori centrali del messaggio cristiano: amore, speranza e accoglienza.

Solo attraverso un lavoro costante e condiviso è possibile superare le barriere dell’indifferenza e della distanza, trasformando la Chiesa in un luogo vivo e attrattivo, capace di rispondere alle sfide del nostro tempo.

 

Seconda domanda: La Celebrazione Domenicale è il cuore dell’esperienza comunitaria e della vita spirituale di ogni credente. Come le nostre comunità preparano e vivono la Celebrazione Domenicale affinché sia un vero incontro con Cristo nell’Eucaristia?

Le riflessioni emerse dalla sintesi dei lavori di gruppo sottolineano una panoramica articolata e complessa su come le diverse comunità si preparano e vivono questo momento centrale, ponendo l’accento sull’incontro con Cristo nell’Eucaristia. Le diverse esperienze rivelano una pluralità di approcci, pratiche e problematiche.

Un aspetto primario, che emerge con forza, è la preparazione della celebrazione, intesa sia nella sua dimensione materiale e organizzativa, sia in quella spirituale e interiore. Sul piano pratico, vengono messe in evidenza notevoli differenze tra le comunità.

Alcune parrocchie dedicano grande cura alla predisposizione degli spazi liturgici, all’accoglienza dei fedeli, alla scelta e alla preparazione delle letture bibliche, all’esecuzione dei canti e alla formazione dei ministranti. In questi contesti, la preparazione coinvolge spesso diversi gruppi e figure, creando un clima di collaborazione e di partecipazione attiva.

Altre realtà, invece, mostrano una preparazione più superficiale e frettolosa, limitata spesso alla pulizia degli ambienti e a una rapida pianificazione informale con il parroco. Questa disparità si manifesta anche in parrocchie più grandi e strutturate, dove si cerca di coinvolgere un ampio numero di fedeli e di curare liturgie più elaborate, così come in comunità più piccole, dove la scarsa affluenza rende difficoltosa una preparazione organica e si fa affidamento sulla buona volontà di poche persone.

Un’ulteriore criticità riguarda, purtroppo, la frequente concentrazione della preparazione liturgica sulle sole messe domenicali, con una conseguente trascuratezza delle celebrazioni feriali.

 

La preparazione spirituale, pur essendo riconosciuta da tutti come un elemento imprescindibile per una fruttuosa partecipazione alla celebrazione, appare spesso come un aspetto marginale o curato in maniera insufficiente. Alcune comunità sono attive nel promuovere la lettura personale della Bibbia, la pratica della lectio divina in ambito familiare e la partecipazione a gruppi di preghiera durante la settimana, come il Rinnovamento nello Spirito, al fine di predisporre il cuore all’incontro con il Signore. Nonostante questi sforzi emerge una diffusa mancanza di autentica “fame e sete di Dio”. La partecipazione alla celebrazione, in molti casi, sembra essere motivata più da un senso di dovere o di abitudine che da un sincero desiderio di incontro con Cristo. Si lamenta, inoltre, la scarsa attenzione al silenzio prima dell’inizio della celebrazione e la frequente presenza di omelie poco coinvolgenti e poco attinenti alla vita concreta delle persone, che spingono alcuni fedeli a ricercare autonomamente momenti di riflessione e di preparazione, attraverso l’ascolto di omelie online o la lettura di commenti al Vangelo.

Un altro tema centrale è il coinvolgimento attivo dei fedeli nella celebrazione con una particolare attenzione ai bambini e ai ragazzi. Alcune parrocchie adottano un approccio pedagogico graduale per i più giovani, proponendo celebrazioni a loro dedicate. In alcuni casi sono previste  partecipazioni parziali alla celebrazione eucaristica, con l’obiettivo di favorire una progressiva familiarizzazione con i riti e i significati della liturgia.

E’ indispensabile sottolineare l’importanza del coinvolgimento delle famiglie non come spettatrici passive, bensì protagoniste attive della vita comunitaria, promuovendo momenti di incontro e di condivisione, anche al di fuori della liturgia domenicale. Tuttavia, si riscontra una persistente difficoltà nel coinvolgere i giovani, che spesso si allontanano dalle parrocchie di appartenenza, percependo le comunità come “chiese di vecchi”, caratterizzate da messe poco vivaci, poco attrattive e poco in sintonia con le loro esigenze.

Dall’esperienza all’interno delle comunità parrocchiali emerge, purtroppo, un altro punto critico di discussione: la qualità intrinseca della celebrazione eucaristica. Molti partecipanti lamentano la presenza di celebrazioni “tristi”, monotone e poco curate, che non riescono a trasmettere la gioia e la festosità del mistero che viene celebrato. Si auspica, pertanto, una maggiore cura dell’animazione liturgica, con l’esecuzione di canti coinvolgenti e significativi, una proclamazione della Parola di Dio chiara e comprensibile e una maggiore attenzione alla gestualità e alla simbologia dei riti. Viene  sottolineata, inoltre, l’importanza di valorizzare il servizio all’altare, riscoprendo e promuovendo la figura dei ministranti, e di curare la formazione di un coro parrocchiale ben preparato, capace di dare risalto all’azione liturgica e di favorire la partecipazione dell’assemblea.

Tutto questo nel rispetto delle norme liturgiche, evitando improvvisazioni e personalismi, che rischiano di snaturare il significato profondo della celebrazione e di trasformarla in uno spettacolo.

 

Il ruolo del sacerdote emerge come un fattore determinante per la qualità e la vitalità della celebrazione domenicale. In alcune realtà, i sacerdoti tendono ad accentrare su di sé tutti i compiti e le responsabilità, senza delegare e senza instaurare un autentico rapporto di conoscenza e di condivisione con la comunità. Al contrario, laddove si riscontra la presenza di un sacerdote coinvolgente, attento alle esigenze della comunità e capace di animare e di coordinare i diversi ministeri, la partecipazione dei fedeli è più sentita, consapevole e fruttuosa. Il sacerdote presente e accogliente incarna la figura del pastore, che si prende cura del suo gregge e rappresenta il “collante” della comunità parrocchiale.

I componenti dei gruppi di lavoro evidenziano, inoltre, come sia molto sentita la necessità di una maggiore formazione per i sacerdoti e per coloro, che svolgono un ruolo attivo nella celebrazione, come lettori, catechisti, ministranti e animatori liturgici, sia per la propria crescita personale che per rispondere alla necessità di un profondo cambiamento di mentalità e di approccio alla celebrazione domenicale.

E’ indispensabile, infatti, superare una visione formale, abitudinaria e superficiale, riscoprendo il significato autentico dell’Eucaristia come incontro vivo con Cristo risorto e come fonte di forza e di ispirazione per la vita quotidiana. Le diverse proposte chiedono di incentivare la condivisione di esperienze personali di fede, di promuovere una preparazione e un’educazione all’incontro domenicale attraverso la lettura e il commento della Parola di Dio, come di utilizzare strumenti moderni, per esempio i gruppi social e le piattaforme online, per diffondere spunti di riflessione e di approfondimento.

Le conclusioni dei gruppi evidenziano una situazione complessa e articolata, con luci e ombre, che richiede un rinnovato impegno da parte di tutti i membri della comunità cristiana per riscoprire la bellezza e la profondità della celebrazione domenicale e per viverla come un autentico incontro con il Signore e con i fratelli.