Edificare la Chiesa annunciando il Vangelo

Don Paolo Rando è presbitero!

Il mattino del 29 giugno 2024 nella Cattedrale di Poggio Mirteto don Paolo Rando, della parrocchia di Casperia, è stato ordinato presbitero tramite l’imposizione delle mani del Vescovo Ernesto. Si propongono di seguito alcuni scatti dei momenti principali, in attesa di poter pubblicare le foto in alta risoluzione dell’evento, e la traccia seguita dal Vescovo per l’omelia

Traccia dell’omelia:
IL PRESBITERO EDIFICA LA CHIESA ANNNUNCIANDO IL VANGELO

La Chiesa oggi celebra la solennità dei santi Pietro e Paolo. Dalle letture vale la pena considerare la loro missione. La missione dell’apostolo Pietro si riassume in tre parole: edificare, legare, sciogliere. La missione dell’apostolo Paolo viene riassunta da lui stesso con queste parole (seconda lettura): Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero. La missione di Pietro e la missione di Paolo ci possono aiutare a comprendere quella che è la missione dei presbiteri nella Chiesa

Innanzitutto il presbitero è chiamato, insieme a tutti i battezzati, ad edificare la chiesa voluta da Cristo. Questa parola ‘edificare’ ci porta a pensare, tenendo anche conto del contesto del brano evangelico, a qualcosa di solido, di stabile: si parla di ‘pietra’ su cui si edifica; si dice ‘le potenze degli inferi non prevarranno’. D’altronde Gesù ha usato l’immagine della casa costruita sulla roccia. Siamo chiamati a edificare qualcosa di solido, e la solidità è il segno che abbiamo edificato qualcosa che corrisponde alla volontà di Gesù.

Ma cerchiamo di concretizzare il discorso: cosa significa edificare la Chiesa oggi e, in particolare cosa significa edificare la Chiesa nella realtà concreta nella quale operiamo. Sono in corso i lavori di consolidamento statico di una chiesa parrocchiale. È una chiesa bellissima. Cosa abbiamo dovuto fare per procedere nelle opere di restauro? L’impresa mi ha chiesto una cosa semplicissima: mi dovete liberare la chiesa e i locali annessi. Abbiamo allora dovuto fare innanzitutto una cosa molto ‘comica’: abbiamo accumulato nella navata centrale l’immondizia che era presente dappertutto. La quantità di immondizia era veramente impressionante: la ditta incaricata dello smaltimento ha dovuto fare tantissimi viaggi in discarica. Da notare una cosa: non ho potuto affidare il compito di ripulire i locali a persone del posto perché altrimenti non avrebbero buttato nulla. Cosa significa edificare la Chiesa oggi, soprattutto nel nostro contesto? Significa, in non pochi casi, fare pulizia!!!! Capisco che tutto questo può sembrare offensivo, ma non è colpa mia se questa a volte è la situazione oggettiva. Mercoledì scorso stavo sul cantiere di cui sto parlando per verificare e accelerare i lavori. Mentre i professionisti programmavano le lavorazioni con l’impresa, mi sono guardato attentamente la chiesa. Oltre a buttare l’immondizia bisognerebbe effettuare un’altra operazione: eliminare tutte le cose di pessimo gusto che sono state realizzate negli ultimi decenni (ci sono degli altari che sono un pugno nell’occhio). La cosa, teoricamente sarebbe fattibile, anche perché poco costosa. Ma bisogna procedere con enorme cautela. Chi ha realizzato queste cose orribili è vivo e vegeto e certamente non sarebbe d’accordo sulla eliminazione di questi capolavori. Capisco che questi esempi che ho fatto possano apparire banali, ma, ripeto, questa è la realtà.

Carissimo don Paolo, bisogna rimboccarsi sempre le maniche, mettersi al lavoro con pazienza e cercare, insieme ai tuoi confratelli e al popolo di Dio affidato alle nostre cure pastorali, di edificare una Chiesa degna di questo nome: una Chiesa solida e ben fondata, ma anche una chiesa bella e entusiasmante, nella quale ogni forma di sciatteria sia abolita.

Se la missione di Pietro è emblematica per il ministero presbiterale, quella di Paolo è altrettanto essenziale per comprendere il ruolo del presbitero nella Chiesa. San Paolo, come dicevo, riassume la sua missione con queste parole: portare a compimento l’annuncio del vangelo e, questo compimento, si realizza quando il vangelo è annunziato a tutte le genti. Anche la preghiera del prefazio della odierna solennità sottolinea questa comprensione del ministero apostolico: il pescatore di Galilea che costituì la Chiesa delle origini con i giusti d’Israele, il maestro e dottore, che annunciò la salvezza a tutte le genti. Tantissime volte ho detto e scritto: la parrocchia non è un’isola, la diocesi non è un’isola. Il presbitero deve essere caratterizzato da questa dimensione universale del suo ministero.

Come si concretizza questa dimensione universale del ministero presbiterale? Innanzitutto attraverso l’obbedienza al Vescovo. Spero, carissimo Paolo, che io non abbia mai a sapere che il vescovo ti ha chiesto una disponibilità e tu non l’hai data. L’obbedienza è la corona del nostro ministero. In secondo luogo cura sempre la tua formazione: serve ad allargare gli orizzonti. In terzo luogo, non essere un uomo che guarda al passato o un uomo che si fa scoraggiare dalla realtà nella quale esercita il suo ministero. Guarda alla realtà, ma soprattutto sii capace di vedere le potenzialità che la realtà nasconde. Guarda al futuro e non semplicemente al passato e al presente. Costruire una Chiesa bella, affascinante, entusiasmante non è un’illusione: è una possibilità che viene affidata alla nostra responsabilità e, specificatamente, alla responsabilità di chi è la guida della comunità cristiana.

Le parole che concludono il rito dell’ordinazione sono il mio e nostro augurio: Dio che ha iniziato in te la sua opera, la porti a compimento.