PAGINA INIZIALE / Luce sul mio cammino / Incontro 8
Cf. Sarete miei testimoni: cap. 1, pp. 08-26.
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OBIETTIVI
Conoscenza. Scoprire il progetto di Dio come una proposta di amicizia per ciascuno di loro.
Atteggiamenti: Rispondere con fiducia alla chiamata di Dio, come hanno fatto Abramo, Mosè e Davide.
Comportamenti: Leggere nei personaggi della Bibbia i diversi modi con cui Dio chiama a collaborare con Lui.
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INCONTRI
1. In principio
2. Abramo: la fede
3. Abramo: la promessa
4. Mosè: l'identità
5. Mosè: l'Esodo
6. Mosè: i Dieci Comandamenti
7. Davide: scelto
8. Davide: luci e ombre
9. Introduzione alla Bibbia
🞋 obiettivo:
Conoscenza: Scoprire che il peccato non è la fine, ma un’occasione per rialzarsi e ricominciare, perché Dio non smette di amarci e ci offre sempre misericordia.
Atteggiamento: Imparare a guardarsi con speranza, senza lasciarsi schiacciare dagli errori, fidandosi del perdono di Dio e del suo sguardo di amore.
Comportamento: Impegnarsi a compiere un gesto concreto di riconciliazione durante la settimana e, se possibile, accostarsi al sacramento della Riconciliazione.
Bersaglio imperfetto
Il catechista prepara un grande foglio con disegnato un bersaglio e lo appende al muro con del nastro adesivo. Poi distribuisce delle palline da ping-pong (o simili) e spiega le regole: i ragazzi si mettono in fila indiana e il primo della fila deve provare a colpire il centro del bersaglio da una certa distanza, se fallisce si mette in coda alla fila altrimenti esce dalla fila. Dopo qualche tiro, sarà chiaro che alcuni riescono ad avvicinarsi al centro, mentre altri mancano il bersaglio. Dopo alcuni tentativi, il catechista introduce una nuova regola: «Ogni errore è un’occasione per migliorare. Riprova!». Così tutti possono avere una seconda possibilità. Non importa chi colpisce il centro: ciò che conta è capire che l’errore non è la fine, ma un’opportunità per crescere.
[1] Bersaglio
[2] Palline da ping-pong
Tutti abbiamo cercato di centrare il bersaglio, ma a volte abbiamo sbagliato. Il peccato, insegna la Scrittura, non è solo una "macchia" sulla coscienza ma anzitutto un mancare il bersaglio, fallire lo scopo, cioè perdere l’occasione di fare il bene per cui siamo creati. Eppure, proprio come nel gioco, Dio non ci lascia nei nostri errori. Ci dà sempre un’altra possibilità. Questo è quello che è successo a Davide: un re amato da Dio, ma che ha commesso errori gravi. Nonostante tutto, Dio lo ha chiamato di nuovo, gli ha dato fiducia, perché vedeva nel suo cuore una bellezza che nessuno può cancellare. Ogni volta che cadiamo, Dio non ci chiude la porta: ci invita a ricominciare e ci dona la sua misericordia».
Il bersaglio può essere sostituito con una bacinella o un canestro che rende più "plastica" l'idea di centrare o mancare il segno. Si può rendere il gioco più dinamico e divertente inserendo dei punti o una competizione tra squadre nella prima parte del gioco, prima di introdurre il tema del "ritentare".
Il peccato di Davide.
Davide è il re di Israele, scelto direttamente da Dio per mezzo di Samuele. È un buon re, illuminato dallo Spirito di Dio; tuttavia, non sempre è fedele. Un pomeriggio anziché andare in guerra ozia in casa sua, da lì vede una donna, Betsabea, farsi il bagno sul terrazzo e desidera stare con lei. Lei però è la moglie di Uria, un suo valente generale, ma il Re la manda comunque a prendere per passare la notte con lei. Betsabea aspetta un bambino da Davide, ma lui prova a coprire il peccato invitando Uria a tornare a casa e stare con la moglie, ma il generale si rifiuta perché impegnato in battaglia per difendere il regno. Davide, quindi, fa in modo di farlo morire dando ordine al capo del suo esercito di metterlo nel punto della battaglia più pericoloso.
Grazie al profeta Nathan, Davide torna in sé e si pente del suo peccato, facendo di tutto per riparare. Dio lo perdona e lo benedice, ma le conseguenze del suo peccato restano: Uria è morto e pure il figlio avuto da Betsabea si ammala e muore. Accade anche noi di non essere sempre fedeli a Dio, e di peccare. Dio ci manda segni e "profeti" per tornare sulla buona strada, e ci dà sempre la possibilità di tornare sui nostri passi chiedendo a Lui perdono per essere accolti di nuovo come suoi figli. Questo celebriamo nel sacramento della Riconciliazione!
La misericordia di Dio non dev'essere pensata come un motivo per peccare “a cuor leggero” («tanto poi mi confesso»), perché le ferite lasciate nel nostro cuore (e non solo) dal peccato restano anche quando Dio ci perdona. Non perdiamoci però d'animo: Davide dopo essere stato perdonato da Dio ha sposato Betsabea e da lei ha avuto un nuovo figlio, Salomone, che fu un importante re di Israele che stabilì un tempo di pace e costruì il Tempio in onore del Signore. Anche noi dopo aver ottenuto il perdono di Dio possiamo fare con Lui grandi cose!
Le regole non tolgono la gioia ma la custodiscono
Si può proporre ai ragazzi un momento di riflessione personale guidato da queste domande-guida, se opportuno ne può anche seguire una piccola condivisione:
- Ti è mai capitato di fare un errore che ti sembrava troppo grande per essere perdonato?
- Come ti sei sentito in quel momento?
- Cosa pensi significhi per Davide riconoscere il suo sbaglio e ricevere il perdono?
- Ti capita di fare fatica a perdonare te stesso? E gli altri?
La vita illuminata dal Cristo
Si mettono i ragazzi in cerchio e si fa passare di mano in mano un sacchetto di carta per alimenti (es. la confezione per i cornetti al bar). Viene detto ai ragazzi che quando hanno in mano il sacchetto devono pensare a qualcosa che rende brutta la loro vita: un peccato, uno sbaglio che ha avuto brutte conseguenze, oppure possono pensare a qualcosa di loro stessi che vorrebbero eliminare. Mentre pensano a tutto questo devono accartocciare il sacchetto, rovinarlo, appunto. Così viene passato di mano in mano.
Al termine del giro il sacchetto tutto accartocciato verrà riconsegnato al catechista, il quale, lo posizionerà su una lampadina spenta, spegnerà quindi le luci della stanza e accenderà quella del sacchetto che si sarà così trasformato in una bella lampada ornamentale, le cui increspature sono diventate proprio ciò che rende unica e bella quella lampada. Mentre la accende il catechista dice: «Gesù, tu sei la nostra luce e la nostra speranza».
Poi si accendono le luci e spiega: il sacchetto di carta rappresenta la nostra vita, per quanto con il peccato possiamo rovinarla o alcune esperienza la possono ferire c’è una bellezza che portiamo dentro e che non smette di brillare: è l'amore di Dio per noi. Il Signore Gesù con il suo amore rende straordinaria la nostra esistenza; Lui conserva la nostra bellezza! Ci ricorda che noi siamo figli di Dio e possiamo "brillare" sempre, perché abbiamo la sua Luce. Grazie a Gesù persino le nostre ferite o le conseguenze dei nostri errori possono diventare un'occasione per brillare ed essere strumento di amore per gli altri.
Quando la riflessione sul sacchetto trasformato in lampada è conclusa, il catechista spegne nuovamente le luci. Al centro della stanza c’è la lampadina con il sacchetto accartocciato: da scarto a luce preziosa. Si accende la lampada e il catechista dice lentamente: «Signore Gesù, tu sei la nostra luce e la nostra speranza. Anche quando roviniamo qualcosa nella nostra vita, tu accendi una bellezza che non si spegne mai. Guardaci con amore, e insegnaci a credere che possiamo sempre ricominciare». È buono qui eseguire un arpeggio o un canto penitenziale.
Si legge dal Salmo 51:
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
purificami dal mio peccato.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.”
Segue un momento di contemplazione silenziosa
I ragazzi fissano la lampada accesa e sono invitati a ripetere nel cuore questa frase: «Gesù, tu sei la mia luce: aiutami a ricominciare»- Poi, uno alla volta, si avvicinano al simbolo e depongono la pallina del gioco del bersaglio accanto alla lampada, come segno della consegna della propria vita a Dio.
Il catechista conclude: «Signore, grazie perché il tuo amore non si spegne mai. Anche quando cadiamo, tu ci rialzi. Anche quando ci sentiamo sbagliati, tu ci fai brillare con la tua luce. Amen».
Proposito per la settimana: «Pensa a una persona a cui hai fatto un torto o che hai trascurato: fai un gesto concreto per far pace (una parola gentile, un messaggio, un aiuto)».
Si invitano, poi, i ragazzi scegliere un giorno in cui accostarsi al sacramento della Riconciliazione o si organizza con il sacerdote una cerimonia penitenziale per tutto il gruppo.
SCRITTURA
2Sam 11-12. Davide rimane affascinato di Betsabea, moglie di Uria, e per coprire l’adulterio manda il suo generale in prima fila facendolo morire.
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CATECHISMO
CCC 1846-1876
Compendio 391-400
CdA 926-931
YouCat 312-320
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ALLEGATI
Disponibili a breve
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MULTIMEDIA
[Canto] Gen Verde, Tempo di ricominciare
[Canto] M. Frisina, Miserere
