Ieri la Chiesa Sabina ha celebrato nell’Abbazia di Farfa la Messa Crismale, che «è quasi epifania della Chiesa, corpo di Cristo, organicamente strutturato che nei vari ministeri e carismi esprime, per la grazia dello Spirito, i doni nuziali del Cristo alla sua sposa pellegrina nel mondo» (Pontificale Romano. Benedizione degli Oli, 10).
Di seguito il testo completo dell’omelia tenuta dal Vescovo a partire dal Vangelo di Luca (4,16-21) un video di sintesi della celebrazione.
Vangelo:
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
“Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore”.
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Omelia del Vescovo:
Nell’anno pastorale che stiamo vivendo ho invitato tutta la Chiesa Sabina a porsi una domanda semplicissima: a quale conversione il Signore ci chiama? (Ecclesia semper purificanda est). L’interrogativo l’abbiamo approfondito attraverso la lectio divina su alcuni testi evangelici che riportano i rimproveri di Gesù alla folla, ai farisei e anche ai suoi discepoli. Abbiamo poi iniziato il cammino quaresimale ascoltando questo invito: « convertiti e credi al Vangelo ». C’è un’intima connessione fra l’annuncio del vangelo e la conversione: solo chi si converte può accogliere il Vangelo e solo chi accoglie il Vangelo può convertirsi veramente. Questo intimo legame ci coinvolge poi profondamente in questa celebrazione che rappresenta, per così dire, in modo visibile la nostra amata Chiesa Sabina: è qui presente tutto il presbiterio, sono qui presenti le consacrate e i consacrati, è qui presente una numerosa e significativa rappresentanza del laicato.
A questa chiesa concreta il Signore rivolge l’invito quaresimale che potremmo riformulare in questo modo: « convertiti per poter essere capace di annunciare il Vangelo ». Fermiamoci allora qualche minuto su questo legame fra la conversione e l’impegno, anzi la missione, di annunciare il Vangelo. La parola di Dio proclamata in questa liturgia è chiarissima: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio».
Faccio subito una precisazione di natura personale: non amo parlare di ‘poveri’! Nella mia piccola esperienza ho notato non poche volte quanto siano vere le parole del quarto vangelo dove si annota, riguardo a Giuda Iscariota, nell’episodio dell’unzione di Betania: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?» (dice Giuda). (E L’evangelista annota) «Disse questo non perché gli importasse dei poveri». C’è il rischio di un rapporto inversamente proporzionale fra il parlare dei poveri e un sincero interesse per i poveri.
Al di là di questo rischio, la Parola di Dio però è chiara e va accolta in tutta la sua forza. Alla Chiesa, anche alla nostra Chiesa Sabina, viene chiesta questa conversione: avere sempre lo sguardo rivolto ai poveri, mettere sempre al centro i poveri. Papa Francesco dedica il quarto capito dell’Evangelii Gaudium al tema della dimensione sociale dell’evangelizzazione e, all’interno di tale capitolo, parla diffusamente dell’inclusione sociale dei poveri: «per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica, o filosofica …. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro» (EG, 198).
Ringrazio veramente di cuore tutti coloro che nella nostra comunità si dedicano particolarmente ai poveri. Per loro preghiamo ogni settimana, nelle preghiere di intercessione dei vespri del venerdì: «Ti preghiamo, Signore, per quanti operano nella carità: fa che il loro sevizio sia sempre più ad immagine della tua misericordia per annunciare la bellezza del tuo volto». Ringrazio tutta la nostra gente che è caratterizzata da un vivo senso di solidarietà e di partecipazione. Ringrazio il Signore, come ho scritto nella relazione finale della visita ad limina, per le molteplici occasioni che ci sta presentando, di farci vicini concretamente a situazioni di fragilità e di bisogno. Tutto questo è stato reso possibile attraverso un dialogo cordiale con le amministrazioni civili e con i servizi sociali presenti nel territorio della diocesi. Guardo a queste scelte concrete con riconoscenza ma anche con trepidazione: l’impegno della nostra comunità ecclesiale dovrà farsi sempre più generoso, coinvolgente e consapevole.
Desidero, in conclusione, indicare in modo telegrafico due piste di riflessione che ci portano a capire come concretamente i poveri ci evangelizzano. L’attenzione ai poveri, diceva Papa Francesco, è una categoria teologica. E infatti l’attenzione ai poveri ci porta a riscoprire quotidianamente la fede vera, autentica, schietta. L’icona per eccellenza dei poveri è la Beata Vergine Maria che appartiene al vero popolo di Dio che attende la salvezza. Le parole del Magnificat vanno sempre meditate e colte nella loro limpida chiarezza:
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
L’attenzione ai poveri ci porta non solo a cogliere la fede nella sua purezza, ma ci aiuta a cogliere la vita nella sua verità: la vita non è un eterno carnevale, la vita è una cosa seria. Il salmo 48 ci ammonisce:
l’uomo nella prosperità non comprende,
è come gli animali che periscono.
Mi premeva in quest’anno dedicato al tema della conversione personale e comunitaria sottolineare fortemente l’opzione per i poveri come punto di conversione fondamentale. Come dicevo, non amo parlare di certe cose e cercherò di non parlarne più: rimbocchiamoci le maniche, evitiamo parole inutili e preghiamo affinché per la nostra Chiesa Sabina si realizzino le parole del Salmo 41:
Beato l’uomo che ha cura del debole:
nel giorno della sventura il Signore lo libera.
Il Signore veglierà su di lui,
lo farà vivere beato sulla terra,
non lo abbandonerà in preda ai nemici. (Ps. 41)
Video: